25 aprile 2024
Aggiornato 11:30
tech

Facebook, cosa fanno i guanti di Oculus per la realtà virtuale

La società comprata da Mark Zuckerber starebbe lavorando a dei guanti che permetterebbero di interagire con lo spazio virtuale e gli oggetti digitali

NEW YORK - Il problema, fin dalla loro creazione, è sempre stata l’interazione con l’uomo. L’uomo, nello spazio virtuale, infatti, non dispone di strumenti adatti - oltre ai visori - per interagire con ciò che si presenta nel suo spettro visivo. Oltre alle varie startup del settore che stanno sviluppando soluzioni di questo tipo, ora fa capolino anche Oculus Rift.

I guanti di Oculus per la realtà virtuale
La società produttrice dei famosi visori per la realtà virtuale, acquistata da Facebook sta, infatti, lavorando a un paio di guanti che permetterebbero all’utente di avere una maggiore interazione con lo spazio virtuale e gli oggetti digitali. A darne conferma è lo stesso Mark Zuckerberg che ha recentemente visitato gli uffici di Oculus e documentato tutto sul suo profilo social. Oculus Rift offre già questa possibilità tramite i controller Oculus Touch ma la soluzione utilizzata da Zuckerberg sembra molto più efficace e capace di restituire un’esperienza decisamente più immersiva. «Stiamo lavorando su nuovi modi per portare le mani nella realtà virtuale e aumentata. –  ha scritto il CEO di Facebook – Indossando questi guanti si può disegnare, scrivere su una tastiera virtuale e anche sparare ragnatele come Spiderman».

Verso la fine degli Oculus Rift?
Del resto Oculus qualcosa doveva pur inventarsi, anche perchè pare non si possa dire che il business dei visori sia stato un affare. Secondo un report diffuso da Business Insider, infatti, sarebbero state chiuse circa 200 delle 500 stazioni dimostrative per Oculus Rift poste all’interno dei negozi della catena Best Buy. I dipendenti dei punti vendita hanno sottolineato che hanno passato giorni senza che nessuno volesse provare i visori VR e che le vendite rimanevano decisamente basse, sulla linea di qualche dispositivo a settimana. Una situazione che lascia piuttosto pensare considerando che il mercato della realtà virtuale è in forte espansione e per nulla in crisi. Secondo TheVirtualReport.biz nel 2016 sono stati venduti almeno 8.536.410 visori VR nel mondo tra HTC Vive (140.000), Google Cardboard (5.000.000+), Gear VR di Samsung (1.000.000+), Oculus Rift (130.000) e PlayStation VR (300.000). E se guardiamo ai numeri ci rendiamo presto conto che le soluzioni più apprezzate sono quelli applicabili agli smartphone.

In Italia c’è RemoriaVR
Al mercato della realtà virtuale applicata e degli smartphone sta puntando anche RemoriaVR, startup italiana che ha appena ottenuto un round di investimento da capogiro: 700mila euro. Arrivati un po’ da Invitalia Ventures, un po’ da LVenture Group e un po’ da altri investitori. Due ragazzi giovani e un mondo dai confini inesplorati, quello della realtà virtuale, un mercato in fermento con delle potenzialità infinite e una crescita del 50% da qui al 2020. E, soprattutto, un mercato che si appresta a toccare tutti settori, da quello puramente ludico a quello culturale fino ad arrivare allo smartworking. Solo che quando si parla di visori per realtà virtuale mobile all’occhio salta subito un limite, quello del controllo. «Quando pensiamo ai normali visori come Google Cardboard o Samsung VR ci rendiamo conto che questi possono essere controllati solo attraverso il movimento del nostro capo - ci racconta Marco -. Noi con Lignum abbiamo fatto un passo in più producendo un controller che renderà la realtà virtuale su smartphone più immersiva, wireless e molto più accessibile».