17 febbraio 2025
Aggiornato 08:00
protesta dei riders

Sciopero fattorini Foodora, promoter «licenziate» via WhatsApp

Due promoter sarebbero state licenziate a seguito della partecipazione alla protesta di sabato a Torino. A breve un tavolo tra riders e Foodora

TORINO - L’hanno ribattezzato il primo sciopero della sharing economy. Quella tanto amata sharing economy che sta spopolando tra i nuovi imprenditori italiani e che parte da un principio nobile: quello della condivisione e collaborazione. Solo che a Torino, quella collaborazione, è sfociata in una protesta anche piuttosto ardita che sta facendo un gran polverone. Tanto da sbarcare, a breve, anche a Milano.

Lo sciopero dei riders di Foodora
E’ la flotta dei riders di Foodora, l’app di food delivery con la quale è possibile ordinare cibo a domicilio. E a portartelo sono loro, i pendolari della nuova era che girano in bici, affinché il servizio sia costantemente a impatto zero. Non ci stanno alle condizioni di precariato stabilite dall’azienda e minacciano di proseguire la protesta fino allo stop totale del servizio, a meno che l’azienda non accolga le rivendicazioni avanzate entro giovedì.

Il tavolo tra riders e azienda
Dopo le proteste che si sono mosse nei giorni scorsi a Torino, «la direzione aziendale di Foodora ha accettato di aprire un tavolo di trattativa» durante la quale i lavoratori discuteranno di alcuni punti per loro imprescindibili: 1) retribuzione oraria fissa più bonus per consegna, di conseguenza; 2) inquadramento in un contratto nazionale per tutti i rider e promoter, di conseguenza abolizione del co.co.co illegale; 3) cessazione immediata e definitiva dei provvedimenti disciplinari contro i lavoratori in protesta, di conseguenza apertura di un canale di comunicazione orizzontale tra direzione aziendale e lavoratori. Attualmente i rider vengono pagati con una paga molto variabile, che spesso non viene neppure versata mensilmente se allo scadere dei 30 giorni non si matura una soglia minima legata al numero di ore di lavoro svolte, almeno stando a quanto dicono i lavoratori di Foodora.

Il licenziamento via WhatsApp
Sui social network è nata la pagina Facebook Deliverance Project che raccoglie tutti gli eventi di protesta, le comunicazioni e i comunicati stampa della flotta di ridere di Foodora. Il modo più semplice per comunicare la protesta. Una protesta che, per quanto iniziata da poco, sembra aver mietuto già le prime vittime. Pare, infatti, che due promoter, dopo lo sciopero di sabato scorso a Torino, siano state - di fatto - licenziate, anche se Foodora non ha veri dipendenti, ma solo collaboratori. Le due ragazze, tuttavia, sarebbero state cancellate dal gruppo e sarebbe stato negato loro l’accesso all’app per prenotare il turno di lavoro. E proprio su questo aspetto della vicenda, è intervenuto in queste ore il deputato di Sinistra italiana ex leader della Fiom torinese, Giorgio Airaudo: «Il governo convochi Foodora Italia. Renzi e il ministro Poletti, che hanno speso tante parole per i giovani, non possono non intervenire di fronte ai primi licenziamenti via WhatsApp».