23 aprile 2024
Aggiornato 09:00
biomedicale

Startup biomed: «All'inizio concentratevi più sull'esperienza che sui finanziamenti»

Parla Andrea Venturelli, Co-founder, CEO & CTO di Invatec, l'azienda che ha realizzato, nel panorama italiano, l'exit più importante del settore biomedicale: ecco i consigli che ha dato agli startupper

TORINO - Nella fase iniziale di fundraising lo startupper dovrebbe concentrarsi più sulle esperienze che può portarsi a casa da parte di chi finanzia piuttosto che dalla quantità di finanziamento. E’ il questo il consiglio spassionato che Andrea Venturelli Co-founder, CEO & Cho di Invatec dà ai neo imprenditori che si apprestano a navigare il settore biomedica. Un settore che sta vedendo una forte crescita, nonostante i limiti normativi e l’assenza di collaborazione che esiste, in Italia, tra Università e centri clinici.

Il successo di Andrea Venturelli
«Nelle fasi iniziali è più importante avere degli ‘smart money’ - continua Andrea -. Quindi avere qualcuno che valida un po’ meno la società, ma che può portare delle esperienze che aiutino l’imprenditore a portare avanti il suo progetto». Consigli che arrivano da colui che ha fondato l’azienda forse più importante del settore biomedica italiano, Invatec, specializzata nella produzione di stent, quei tubicini che si inseriscono nelle arterie per evitarne le occlusioni e dunque per prevenire infarti e ictus, ai quali ha aggiunto palloncini per angioplastica e palloncini a rilascio di farmaco. . Nata proprio dall’incontro tra Andrea Venturelli e un chirurgo che gli raccontò le sue esigenze, Invatec era arrivata a fatturare nel 2009 ben 70 milioni di euro, con 900 dipendenti e filiali in mezzo mondo, Stati Uniti e Giappone compresi. Nell'aprile 2010 l'azienda è stata rilevata per 500 milioni di euro dalla Medtronic, colosso da 15,8 miliardi di dollari con sede a Minneapolis. Sicuramente l’exit più importante in Italia, nel settore biomedicale.