26 aprile 2024
Aggiornato 07:00
open innovation

Kellogg investe 100 milioni in startup del food

Il fondo di Kellogg sarà investito in startup che abbiano sviluppato soluzioni innovative legate al cibo, packaging e marketing. L'idea è quella di offrire alle startup 100 milioni di dollari nei prossimi 5 anni

NEW YORK - Un fondo di 100 milioni di dollari da investire in startup specializzate nel settore del Food, in particolare che propongano soluzioni innovative legate al cibo, packaging e marketing. E’ questo l’investimento innovativo che promette la multinazionale dei biscotti, snack e cereali Kellogg. Del resto sempre più colossi stanno investendo in innovazione, acquisendo le startup per migliorare i propri prodotti, servizi e il modello di business.

Kellogg investe 100 milioni in open innovation
Il fondo prende il nome dai fratelli John e W.K. Kellogg che fondarono quella che oggi è diventata un’azienda leader del settore: Eighteen94Capital. Inizialmente il colosso punterà su aziende nord americane che hanno una revenue tra i 5 e i 10 milioni di dollari con prodotti che spaziano dal cibo bio, alle bevande, da nuovi ingredienti fino alle tecnologie in grado di creare canali più efficienti di vendita e marketing. L’idea è quella di offrire alle startup ben 100 milioni di dollari nei prossimi 5 anni con investimenti da 1 e 3 milioni di dollari. Kellogg, tuttavia, non opererà da sola, ma collaborerà con Touchdown Ventures di San Francisco per la ricerca di aziende, venture e acceleratori con i quali collaborare.

Il mercato del food in Italia
Il Food system è un settore vitale per l’uomo, ed è il più grande  settore economico del mondo. Impiega il 40% della forza lavoro globale e  vale più di 5mila miliardi di euro. Quasi 6 miliardi di euro sono stati  investiti nel 2015 nel settore. In questo scenario l’Italia, a livello  mondiale, detiene 4 primati nel settore agroalimentare: sicurezza  alimentare; sostenibilità; produzione di ricchezza; produzione di  prodotti biologici. Lo ha sottolineato il presidente di Unioncamere. Lo  dicono i numeri. Il fatturato del settore è pari a oltre 130 miliardi di euro e contribuisce per il 13,4% al Pil nazionale, con un valore complessivo di 208 miliardi di euro. L’Italia è il secondo Paese in Europa per superficie agricola dedicata al biologico, pari più di 1 miliardo di ettari con più di 52mila agricoltori; ed è il settimo Paese  al mondo per le produzioni biologiche, con un mercato che vale più di 3  miliardi di euro. Dimensioni e ruoli strategici di sviluppo che è impossibile ignorare. Sono questi i motivi per cui l’Italia, nel settore, non conosce crisi sui mercati internazionali. Nel 2015, il valore dell’export di prodotti agroalimentari italiani è  stato di 36 miliardi di euro (+7,3% rispetto al 2014), di cui 24  miliardi destinati all’Europa; 4 all’America settentrionale (+17,8); 2,2  all’Asia centrale (+10,2%); 1,7 in Medio Oriente (+25%). Guardando oltre oceano e secondo il rapporto Allied Market Research solo il packaging alimentare toccherà quota 3 trilioni di dollari entro il 2020. Numeri impressionanti che ci fanno capire come il settore sia in costante crescita e il motivo per cui sempre più colossi legati al mondo del food facciano open innovation.