29 marzo 2024
Aggiornato 08:30
medicina

Crescono le startup del medical device, ma in Italia manca la collaborazione

Sono 321 le startup censite da Assobiomedica nel rapporto presentato durante lo Startup Biomed Forum svoltosi a Torino. Il numero è in crescita e questo è un fattore sicuramente positivo, ma in Italia mancano centri di riferimento e collaborazione

TORINO - Da una parte un settore, quello del medical device, che vede fiorire sempre più startup; dall’altra una struttura sanitaria e universitaria che non collabora reciprocamente e rende quindi difficile la sopravvivenza delle startup medesime. E’ questo ciò che emerge in modo forte e deciso quando si parla di innovazione in campo biomedicale e anche grazie agli attori intervenuti allo Startup Biomed Forum organizzato organizzato da PNICUBE all’I3P del Politecnico di Torino.

Crescono le startup del medical device
Stando ai recenti dati pubblicati da Assobiomedica sono 321 le startup censite in Italia che si occupano di medical device, un numero crescente rispetto all’anno scorso in cui se ne contavano solo 250. A farla da padrone sono la Lombardia, l’Emilia-Romagna, il Veneto, il Lazio e la Toscana con circa il 70% per numero di imprese e oltre l’80% per fatturato. Quasi la metà sono startup innovative iscritte al Registro delle Imprese, mentre il 24% opera nel settore IVD. In questa ottica si assiste a una progressiva diminuzione delle startup incubate in Italia, anche se il Piemonte - grazie all’apporto fornito dal Politecnico di Torino e, in particolare dall’I3P - e la Toscana evidenziano una posizione di controtendenza con circa l’86% delle startup che, invece, effettuano un percorso di incubazione. Oltre il 20% delle startup censite da Assobiomedica si occupano di diagnostica avanzata, disciplina che raccoglie poi la diagnostica in vitro e quella molecolare. Altro settore molto importante che vede uno sviluppo sempre maggiore di startup è quello della medicina rigenerativa e ingegneria tessutale. Per ciò che concerne, invece, le tecnologie sfruttate per prodotti o servizi c’è sicuramente una preponderanza delle biotecnologie, ict, nanotecnologie, fotonica e robotica.

In Italia manca la collaborazione
Se da una parte tecnologia e ricerca stanno portando in Italia sempre più soluzioni, dall’altra assistiamo a limiti normativi e culturali che, per certi aspetti, impediscono la vera espansione di queste startup all’interno del territorio nazionale. «Paradossalmente in Italia si ha una competenza clinica decisamente superiore rispetto ad altri Paesi e lo conferma il numero crescente di startup nel settore - afferma Paolo Gazzaniga, direttore del Centro Studi Assobiomedica -. Il nostro limite è l’incapacità di collaborare. Manca infatti un hub di riferimento al quale le startup possano proporre le loro soluzioni e prodotti innovativi. La soluzione potrebbe essere molto vicina se solo le Università e e le strutture cliniche decidessero di collaborare tra di loro a favore dell’innovazione». Il vero limite, come in altre realtà e altri settori, resta quello dell’open innovation e quindi della capacità delle aziende e delle realtà locali già presenti sul territorio di collaborare con le nuove generazioni e, soprattutto, di aprirsi all’innovazione. Tesi questa ampiamente sostenuta anche da Andrea Venturelli, Ceo e Cto di Invatec: «In Italia abbiamo competenze tecniche ed economiche davvero straordinarie - ci racconta Andrea -. Il punto è che questi attori non si parlano. Il medico non sa a quale ingegnere rivolgersi e l’ingegnere non sa a quale esperto di economia affidarsi per la validazione del modello di business. Sarebbe opportuno che in Italia si creassero degli hub specifici di confronto e di dialogo proprio per permettere a questi attori di collaborare per lo sviluppo dell’idea». Uno scenario su cui è importante riflettere soprattutto per l’importanza e l’impatto che le nuove tecnologie possono avere sulla vita quotidiana di tutte le persone. E soprattutto per tentare di curare quei mali che oggi ci sembrano invincibili, ma che - grazie all’innovazione e alle tecnologie - un domani potrebbero non esserlo più.