29 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Dopo anni di assenza dal più fiorente mercato IT e Mobile al mondo

Google torna in Cina

L'azienda americana è assente dal 2010, quando, in seguito a un cyber attacco, reagì violando la censura del governo cinese. Ora Google torna in Cina investendo in Mobvoi, startup cinese specializzata in Intelligenza Artificiale (AI) valutata 300 milioni di dollari.

NEW YORK - Google si è aggiudicato una partecipazione di minoranza in Mobvoi, una start-up cinese che ha sviluppato una tecnologia per il riconoscimento e la ricerca vocale (in lingua cinese) pensata per dispositivi mobili. Ad averlo annunciato il gruppo americano senza però fornire i dettagli finanziari. Secondo alcuni media americani il colosso della Silicon Valley ha investito tra i 40 e i 45 milioni di dollari, parte di una raccolti fondi iniziata nel 2012 e arrivata a 75 milioni. La quota acquistata sembra spaziare dal 10% al 20%.
«Siamo impressionati dall'approccio innovativo ed è per questo che siamo felici di dare il nostro sostegno con questo investimento», ha dichiarato Don Harrison, vicepresidente di Google per lo sviluppo aziendale, dando l'annuncio.
«Il nuovo finanziamento di Google permetterà all'azienda di migliorare ulteriormente le sue tecnologie core di intelligenza artificiale e di sviluppare nuovi prodotti per i consumatori», ha spiegato Mobvoi al Financial Times.

Le due aziende già si conoscono
A inizio anno hanno siglato una partnership in base alla quale Mobvoi fornisce le funzionalità per la ricerca e il riconoscimento vocale nell'Android Wear, lo smartwatch di Google. Inoltre il fondatore e amministratore delegato della start-up di Pechino Li Zhifei ha ottenuto il suo dottorato in Usa, dove ha poi lavorato proprio per il gruppo di Mountain View (California). Nel 2012 è tornato in Cina per lanciare la sua azienda.
«Senza la Johns Hopkins University e due anni a Google, non avrei mai potuto trovare fondi così facilmente», ha detto Li.
Il legame sempre più stretto tra Google e Mobvoi solleva quesiti sulle intenzioni dell'azienda statunitense in Cina. La popolarità del motore di ricerca Usa è venuta meno nella seconda economia al mondo dal 2010, quando decise di spostare ad Hong Kong i suoi server rifiutandosi di ubbidire a Pechino affinché censurasse le richieste di ricerca online. Baidu e Alibaba dominano la scena ma secondo alcuni c'è spazio per offrire un servizio migliore.