Russiagate, e ora Putin sfodera l'arma dell'ironia
Si deve essere accorto che con gli accusatori americani è molto difficile ragionare, è così Vladimir Putin, sul Russiagate, ha cominciato a sperimentare un'arma diversa: l'ironia
SAN PIETROBURGO - Vladimir Putin ha usato l'arma dell'ironia per respingere le accuse di ingerenze russe negli affari statunitensi. E durante la plenaria del Forum Economico di San Pietroburgo si è lanciato un po' controcorrente rispetto all'indignazione suscitata dal ritiro americano dagli Accordi di Parigi sul clima. «Non sarò io a giudicare Obama, ops, volevo dire Trump, per la decisione presa», ha affermato il presidente russo, rispondendo con una vivace raffica di battute alle domande della conduttrice americana Megyn Kelly. Sul palco, assieme al leader del Cremlino, c'erano il premier indiano Narendra Modi e il cancelliere austriaco Christian Kern. "Siamo grati al presidente Trump, perché si possono addossare a lui tutte le colpe, ha detto Putin. E ancora: «negli Usa ci sono problemi di politica interna ed è facile dare la colpa a noi russi, un tempo la colpa era sempre degli ebrei». Di nuovo sul clima, il leader russo ha sostenuto che l America avrebbe dovuto provare a rinegoziare, modificare gli Accordi di Parigi piuttosto che uscirne. Ma l'invettiva più dura, come sempre, l'ha riservata alla Nato, che a suo avviso è superata ed è ormai solo uno strumento in mano agli Usa.
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