Lo ricorderemo come il più inutile, sgangherato, vuoto, retorico e patetico G7 della storia dell’umanità
Sette capi di governo che non contano nulla, esecutori di volontà prese in altri consessi, fingono di trattare su questioni globali. Per di più in assenza della super potenze asiatiche. Il tramonto della cultura occidentale avanza
ROMA - Scelgono i posti più belli del mondo, muovono enormi eserciti che li proteggono da eventuali intrusi, passano il tempo a chiacchierare del più e del meno con un livello di approfondimento degno di un bar sport. Poi, come tutti i gruppi vacanza che si rispettano si fanno fare la foto, dove sono sorridenti, allegri, pasciuti. Certo, durante la vacanza pagata dai contribuenti invidie e rancori sono emersi, piccole tresche, gruppetti che si appartano e sparlano vicendevolmente. E’ il G7, il club dei «sette grandi» che una volta all’anno si vedono per decidere le sorti di non si sa che, più prosaicamente per passare qualche giorno di relax in bel posto. Quest’anno è stato il turno della Sicilia: Taormina.
Senza le super potenze asiatiche
Lo ricorderemo come il più inutile, sgangherato, vuoto, retorico e patetico G7 della storia dell’umanità. E’ stato talmente inutile che perfino i contestatori non si sono dato pena di contestare. Perché tutti questi aggettivi negativi? In fondo, il G7 potrebbe essere visto come il momento di confronto e prospettiva globale, volto a risolvere macro problemi che attanagliano l’umanità. Ma se questo è lo scopo, e non fare un soggiorno a sbafo, come mai erano assenti i rappresentanti delle tre massime potenze mondiali attuali? Russia, Cina e India. Ovvero una porzione di mondo che – dal punto di vista demografico, geografico, militare, economico e culturale – oggi potrebbe tranquillamente salutare l’intero G7 e chiudersi in un mondo parallelo. Dove vivere e prosperare. Discutere, ad esempio, di riscaldamento globale o omogeneità fiscale globale, senza questi soggetti è semplicemente ridicolo. Così come lo per quanto concerne il terrorismo, il commercio, e in generale un po’ tutti.
Invece no: gli stanchi riti dell’occidente che ha perso la bussola continuano imperterriti, come se quella parte del mondo non esistesse oppure fosse ancora terra subordinata all’egemonia statunitense. Un processo di rimozione, oppure la sconcertante cecità di una cultura sul viale del tramonto. Mentre appare sempre più evidente che l’Asia ci sta sostituendo, o meglio sarebbe dire conquistando, i media di casa dedicano pagine e pagine ai calzini del premier canadese, il giovanotto Trudeau che tanto piace al progressismo: che però sullo scacchiere delle potenze non conta neanche come umile pedone.
Frau Merkel e gli altri
Ci sono piaciute moltissimo le diatribe sulla consorte di Donald Trump, nonché sulla figlia Ivanka. Poi grandi polemiche sul rifiuto statunitense di sottoscrivere inutili accordi sul clima: inutili perché centrati sul primato del commercio delle quote di emissione che, di fatto, non limitano alcunché, ma semplicemente creano un mercato parallelo. E che dire delle velleitarie minacce di frau Merkel agli Usa? Italia come sempre non pervenuta, se non per i soliti stanchi cliché sul bel paese
Inutile quindi sottolineare che se al tavolo delle trattative non sono seduti Cina e India, anche solo parlare di riscaldamento globale è una perdita di tempo.
Idem se si pensa al terrorismo globale. Su questo argomento i comunicati stampa entusiasti si sono sprecati, così come i paginoni che parlano di accordo. Senza la presenza della Russia - che il terrorismo l'ha subito e combattuto realmente in Cecenia e Daghestan - esattamente come sul clima si tratta solo di chiacchiere, vaghi proclami che trovano tutti d’accordo che hanno lo stesso valore di un comune impegno contro la pioggia in spiaggia nei mesi estivi. Perché, periodicamente, ci troviamo a commentare questi desolanti spettacoli? Questa volta, paradosso nel paradosso, è stato addirittura rappresentato in un anfiteatro greco, manifesta ammissione di una voluta sceneggiata. Perché l’occidente ha perso la guida del mondo su tutti i fronti, e si rifugia nel più trito manifesto marketing dello storytelling. Seppellite le ideologie, un immenso vuoto si è allargato, riempito solo da sempre più massicce dosi di propaganda atta ad abbellire uno sconfinato buco di senso.
Dove si prendono le vere decisioni
Le manifestazioni atlantiche, come quella di Taormina, tentano di riportare la percezione del cittadino medio occidentale ad un tempo lontano e irripetibile. Semplicemente, noi, non sappiamo più cosa dire. Come nei film di Bunuel, ci troviamo di fronte alla fase decadente di un tempo, e non ci rimane che vederne la rappresentazione grottesca e spietata. Le decisioni che interessano la vita di centinaia di milioni di persone non vengono più prese in un sede pubblica, e quindi politica. Esse provengono da un mix dove si compenetra l'anarchismo dominante, il vero vincitore ideologico degli ultimi tre decenni, e la religione del denaro. La volontà popolare, qualunque essa sia, non ha più possibilità di trovare espressione nel processo democratico. I vertici che contano, si tengono lontano da tutto ciò che riguarda la democrazia, anche alla lontana.
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