19 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Atteso il debutto di Tillerson

Terrorismo, a Washington si riunisce la coalizione anti-Isis

A Washington si riunisce la coalizione internazionale impegnata a sconfiggere l'Isis. Un'occasione di confronto con la nuova amministrazione di Donald J. Trump

NEW YORK - E' un appuntamento centrato sulla lotta al terrorismo ma utile anche per testare i rapporti tra gli Stati Uniti di Trump e gli altri Paesi parte della coalizione internazionale impegnata a sconfiggere l'Isis. Si caratterizza così il primo vertice dal dicembre 2014 della «Global Coalition» al completo, ormai composta da 68 nazioni (Italia) e chiamata all'appello oggi al dipartimento americano di Stato a Washington. Se da un lato ci sarà la fila per stringere la mano e confrontarsi con il capo della diplomazia Usa, Rex Tillerson, dall'altro l'amministrazione Trump spera di fare bella figura di fronte ad alleati cruciali per fare saltare Isis in Sira e Iraq. E questo vale soprattutto sulla scia di dichiarazioni spesso controverse del neo presidente Usa e di un messaggio non sempre chiaro e netto in materia di politica estera. La retorica avrà la sua importanza.

Trump teoricamente assente
Stando all'agenda fornita dalla Casa Bianca ed escludento sorprese, Trump non parteciperà ai lavori; ne riceverà un resoconto durante una cena prevista con Tillerson, l'ex Ceo del colosso petrolifero Exxon che per altro ha scelto di non partecipare al vertice dei ministri degli Esteri della Nato in calendario il 5 e 6 aprile a Bruxelles, preferendo restare negli Usa per accogliere il presidente cinese Xi Jinping. 

L'agenda dei lavori
Il dipartimento di Stato non ha fornito dettagli su potenziali incontri bilaterali informali. Quelli ufficiali saranno con il ministro afgano degli Esteri Salahuddin Rabbani (alle 12.30 italiane), con quello britannico Boris Johnson (alle 20.15) e con quello di Singapore Vivian Balakrishnan (alle 22.45). I lavori della coalizione inizieranno alle 15 italiane con il discorso di Tillerson in una sessione plenaria; dopo un paio di ore ci sarà una foto di gruppo in cui compariranno anche il nostro ministro degli Esteri Angelino Alfano e Federica Mogherini, l'Alto rappresentante della politica estera della Ue. A seguire ci sarà un pranzo ministeriale e la sessione pomeridiana dell'incontro della coalizione anti-Isis.

Obiettivo: tessere rapporti con l'amministrazione Usa
Per i delegati giunti nella capitale statunitense l'occasione è importante per conoscere da vicino la squadra di governo Usa, soprattutto per quegli Stati più piccoli che difficilmente sono chiamati a giocare un ruolo di primo piano nei grandi negoziati internazionali. Chissà che - è la tesi - una chiacchierata di pochi minuti con lo stratega di Trump, Steve Bannon, il consigliere per la sicurezza nazionale H.R. McMaster e il genero del presidente, Jared Kushner, possano rivelarsi utili in futuro. L'impressione è che gli incontri a margine siano più significativi dell'evento principale. 

Nuovo incontro, poche novità attese
Dall'appuntamento in sé, gli osservatori non si aspettano un vistoso cambio di rotta rispetto alla strategia delineata dal 44esimo presidente Barack Obama nella lotta contro lo Stato Islamico; questo, nonostante le critiche avanzate spesso da Trump, che comunque sembra intenzionato a rafforzare alcune delle iniziative del predecessore: esse spaziavano dalle azioni di supporto e addestramento delle truppe locali al dispiegamento di forze speciali in Siria passando per il contrasto alla propaganda online di Isis. Per accelerare gli sforzi su questo fronte, al summit pare siano stati invitati anche gruppi tecnologici. Il miliardario di New York diventato leader Usa vuole poi inviare più soldati in Iraq e Siria sottolineando, come Obama, che la loro funzione è soltanto di consulenza e training; c'è chi però teme che gli Usa si ritrovino a combattere un'altra guerra.

Opzioni
Di certo, i membri della coalizione sono impazienti di conoscere le opzioni che il Pentagono ha sul tavolo per intensificare la lotta contro l'Isis, incluse quelle per strappare ai terroristi Raqqa, la capitale siriana di fatto del gruppo di miliziani. Resta poi Mosul, la città irachena da liberare attraverso gli sforzi dei soldati locali. Difficilmente là verranno inviati altri soldati Usa anche se, a detta del premier iracheno Haider al-Abadi, Trump ha promesso che il sostegno americano "non solo continuerà ma accelererà".

Nodo Iran
Tra le questioni aperte rimangono quelle del ruolo dell'Iran, visto come crescente in Medio Oriente e dunque preoccupante dalla nuova amministrazione. C'è poi la Russia, che non è parte della Global Coalition. Trump, come Alfano, ha più volte detto che è ragionevole pensare a un rapporto migliore con Mosca. L'Italia dal canto suo lancerà un'appello: la Libia diventi una priorità per tutti perché dalla sua stabilità arriva quella non solo nella Regione del Mediterraneo.