27 aprile 2024
Aggiornato 03:00
La Casa Bianca: ci ha tradito. Obama: in gioco i valori Usa

Usa, Trump licenzia il segretario alla Giustizia contrario al bando

Il presidente americano Donald Trump ha licenziato Sally Yates, segretario alla Giustizia che ha chiesto a tutti gli avvocati del dipartimento di non difendere la decisione di Trump sulla sospensione agli ingressi dei rifugiati

NEW YORK - Che Donald Trump amasse i fedelissimi, era diventato chiaro subito dopo la sua vittoria elettorale. In vista del suo arrivo alla Casa Bianca, il miliardario di New York si era voluto circondare delle persone che non avevano mai smesso di credere in lui persino nei giorni più bui della sua campagna elettorale. Che non voglia intorno chi non sta dalla sua parte, è diventato palese esattamente dieci giorni dopo il suo arrivo alla Casa Bianca da presidente degli Stati Uniti, quando ha silurato il suo primo nemico.

La questione
Si è trattato di Sally Q. Yates, segretario alla Giustizia teoricamente in carica fino alla conferma della nomina di Jeff Sessions da parte del Senato (attesa da lì a poco). La sua colpa? Avere scritto ieri a tutti gli avvocati del dipartimento di Giustizia di non difendere in tribunale la decisione di Trump sulla sospensione agli ingressi di rifugiati e cittadini in arrivo da sette Paesi prevalentemente musulmani. La sua mossa, lei che era una obamiana, era totalmente simbolica, ma sintomatica delle divisioni all'interno non solo del suo ministero ma anche di chi lavora nel settore pubblico in generale e che si è ritrovato a seguire direttive controverse, al limite della legalità, se non illecite.

La protesta
Un nutrito gruppo di diplomatici statunitensi sta per esempio preparando un documento con cui esprimere il proprio dissenso per l'ordine esecutivo controverso, quello firmato da Trump venerdì 27 gennaio e che già nelle ore successive creò il caos negli aeroporti, spinse la gente a protestare e una fetta crescente della Corporate America a criticarlo, dalla Silicon Valley a Wall Street passando per Detroit (con Ford). Peccato che il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, abbia fatto capire la linea della nuova amministrazione: «Chi non è d'accordo, lasci». Insomma, o con Trump o contro Trump. Yates non si è fatta intimidire e, pur sapendo che nel giro forse anche solo di un giorno avrebbe comunque passato l'incarico al senatore Sessions, ha comunicato la sua posizione. «Sono responsabile nel garantire che le posizioni che prendiamo in tribunale restino in linea con l'obbligo solenne di questa istituzione di perseguire sempre la giustizia e stare dalla parte di ciò che è giusto", aveva scritto Yates ai colleghi. "Al momento, non sono convinta che la difesa dell'ordine esecutivo sia in linea con queste responsabilità né sono convinta che questo ordine esecutivo sia legale».

La condanna di Barack Obama
Le sue parole sono arrivate ore dopo quelle di Barack Obama, che attraverso un portavoce aveva espresso la sua contrarietà alla misura voluta da Trump in tema di immigrazione. Il 44esimo inquilino della Casa Bianca si era detto «rincuorato» da come il Paese ha reagito all'ordine esecutivo con i cittadini che hanno esercitato i loro diritti costituzionali facendo «sentire la loro voce». Perché «in gioco ci sono i valori americani». Peccato che l'amministrazione Trump si ostini a difendersi dicendo che in gioco c'è la sicurezza degli Usa. America first, per dirla con il 45esimo presidente Usa. L'America prima di tutto, anche della legalità, delle alleanze, della pietà nei confronti di chi fuggendo dalla disperazione dei conflitti ed avendo superato 18-24 mesi di controlli sperava di trovare nell'America un Paese in cui voltare pagina.

Tradimento
Per la Casa Bianca, Yates «ha tradito il dipartimento di Giustizia rifiutandosi di mettere in atto un ordine legale pensato per proteggere i cittadini Usa». L'amministrazione Trump non ha mancato di insultare la diretta interessata: «E' stata scelta dall'amministrazione Obama», ovviamente un peccato agli occhi del nuovo governo, ed è «debole sui confini e molto debole sull'immigrazione illegale». La retorica populista che Trump ha sfoggiato in campagna elettorale non è finita: «E' ora di diventare seri nel proteggere la nostra nazione. Premere per controlli più severi per le persone che viaggiano da sette posti pericolosi non è una cosa estrema. E' ragionevole e necessaria per proteggere il Paese».

Dana Boente
Ecco che allora Trump ha fatto fuori chi non la pensa come lui optando per Dana Boente, procuratore del distretto orientale della Virginia chiamata a prendere le redini della Giustizia Usa fino all'arrivo di Sessions. Lei ha subito mostrato la sua volontà ad ubbidire: dicendosi «onorata», ha promesso di «difendere e mettere in atto le leggi del nostro Paese per garantire che il nostro popolo e la nostra nazione siano protetti». Trump ha avuto da ridire anche sui democratici al Senato che «ingiustamente» non hanno ancora confermato la nomina di Sessions per ragioni «prettamente politiche». Non resta che vedere cosa farà lui, un uomo accusato di essere razzista (accusa da lui respinta) e che durante un'audizione al Congresso disse che non avrebbe sostenuto «una legge che vieti ai musulmani di venire in America».