10 dicembre 2024
Aggiornato 18:30
Dalle discussioni sui due potrebbe emergere un terzo candidato

Segretario di Stato Usa, lo staff di Trump diviso: Romney o Giuliani?

Annunciate le prime nomine, il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, deve risolvere la querelle sulla persona da scegliere per uno dei ruoli più importanti: il segretario di Stato

Il presidente eletto Usa Donald Trump.
Il presidente eletto Usa Donald Trump. Foto: Shutterstock

NEW YORK - Annunciate le prime nomine, il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, deve risolvere la querelle sulla persona da scegliere per uno dei ruoli più importanti: il segretario di Stato. Da giorni i media americani raccontano di divisioni sempre più accese tra due fazioni: quella che sostiene il candidato repubblicano alla Casa Bianca nel 2012, Mitt Romney, e quella che appoggia l'ex sindaco di New York, Rudy Giuliani.

La disputa
Una disputa che riassume la costante lotta, all'interno dello staff del presidente eletto, tra la necessità di dare spazio a figure dell'establishment, che in precedenza lo avevano ostacolato, e quella di ricompensare chi lo ha sostenuto fin dall'inizio, chiedendo un notevole cambio di rotta nel partito.

Chi si oppone a Romney
Trump sembra molto più convinto della scelta di Romney di quanto non lo siano i suoi consiglieri più fidati: per esempio Kellyanne Conway, la manager della sua campagna elettorale, ha scritto su Twitter di aver ricevuto «una caterva» di commenti preoccupati da parte di persone che le hanno sconsigliato la scelta di Romney; anche Stephen Bannon, lo stratega scelto da Trump, ha espresso dubbi sulla fedeltà di Romney, che aveva definito Trump «fasullo» e «truffatore». Per molti altri, la nomina di Romney sarebbe «un vero insulto» nei confronti dei sostenitori di Trump.

Chi si oppone a Giuliani
Chi si oppone a Giuliani, invece, ne sottolinea la sua poca esperienza in politica estera e la sua probabile incapacità di tenere i ritmi da 'globetrotter' necessari per l'incarico di segretario di Stato. Inoltre, non piacciono i legami tra la sua azienda, la Giuliani Partners, e alcuni attori internazionali, come il governo del Qatar, e il fatto che si sia fatto pagare, per tenere dei discorsi, da un gruppo di opposizione iraniano, che fino al 2012 era nella lista delle organizzazioni terroristiche del dipartimento di Stato. Entrambi i candidati, comunque, hanno manifestato espressamente il loro apprezzamento per il prestigioso ruolo. La spaccatura potrebbe favorire un terzo candidato. Secondo le fonti del New York Times, ci sarebbero altri tre seri pretendenti: il generale John Kelly, l'ex direttore della Cia, il generale David Petraeus, e il senatore Bob Corker.