20 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Sotto i riflettori 15.000 nuove e-mail

Hillary Clinton di nuovo nei guai per le sue e-mail

Lo scandalo e-mail continua a perseguitare Hillary Clinton, offuscandone la campagna. E questa volta a metterla nei guai ci sono due nuovi risvolti

NEW YORK - Lo scandalo e-mail continua a perseguitare Hillary Clinton offuscando nuovamente la sua corsa verso la Casa Bianca. Due i nuovi risvolti: uno chiama in causa direttamente il dipartimento di Stato, l'altro riguarda la Clinton Foundation e i favoritismi apparentemente cercati proprio nel dipartimento quando a guidarlo era Clinton. Non a caso il Republican National Committee, l'organo che gestisce il partito repubblicano, ha insinuato che «Hillary Clinton sembra incapace di dire la verità».

Tempistiche
Un giudice federale ha fatto pressione sul dipartimento di Stato affinché analizzi velocemente e fornisca una tempistica della pubblicazione di quasi 15.000 nuove e-mail lavorative che la candidata democratica ha inviato o ricevuto su un account privato di posta elettronica quando era segretario di Stato, ma che non sono stati consegnati al dipartimento di Stato. Quelle email non sono parte infatti delle 55.000 pagine già inviate al dipartimento stesso e diffuse a cadenza mensile fino al febbraio 2016.

La nuova corrispondenza
La nuova corrispondenza è stata scoperta dall'Fbi nel corso dell'inchiesta che ha portato il direttore James Comey a non incriminare Clinton, pur accusandola di negligenza. Delle 30.000 email originariamente consegnate, circa 2.000 hanno contenuti diventati top secret successivamente al momento del loro invio. Sono 110 invece quelle che già erano «classified» quando sono state scambiate. Le nuove email potrebbero essere pubblicate a ottobre, ossia prima delle elezioni presidenziali.

Da pubblicare
La campagna di Clinton ha spiegato di avere consegnato nel 2014 al dipartimento di Stato tutte le email di lavoro di quando lei era a capo della diplomazia americana. «Non siamo sicuri di quale materiale addizionale il dipartimento di Giustizia possa avere individuato», ha detto Brian Fallon, portavoce della campagna di Clinton. «Ma se il dipartimento di Stato determina che è di lavoro, allora ovviamente sosteniamo che i documenti siano resi pubblici».

Clinton Foundation
La posta elettronica riguardante la Clinton Foundation alimenta la tesi di chi sostiene che la candidata democratica abbia favorito coloro che avevano donato fondi alla fondazione stessa quando lei era segretario di Stato. Judicial Watch - un'organizzazione conservatrice il cui motto è «perché nessuno è al di sopra della legge» - ha detto di avere pubblicato 725 pagine di nuovi documenti del dipartimento di Stato incluse email mai diffuse prima in cui Huma Abedin, una delle più fidate collaboratrici di Clinton, ha fatto da tramite tra donatori influenti e l'allora capo della diplomazia americana.

Trattamento preferenziale
In molti casi, spiega Judicial Watch - che ha ottenuto la corrispondenza elettronica grazie al Freedom of Information Act, una legge sulla libertà d'informazione - la richiesta di un trattamento preferenziale veniva fatta a Douglas Band, ai vertici della fondazione voluta dall'ex presidente Bill Clinton, marito di Hillary, che ha detto che la Clinton Foundation non accetterà più donazioni da entità straniere né da aziende qualora la moglie dovesse essere eletta nuovo presidente degli Stati Uniti mentre lui si dimetterà dal consiglio della fondazione. Judicial Watch sottolinea in un comunicato che il materiale diffuso include 20 email che non sono state consegnate al dipartimento di Stato dalla stessa Clinton. Il totale di email che non sono parte delle 55.000 pagine inviate al dipartimento sale così a 191, sostiene l'organizzazione. «Questo dato sembra contraddire ulteriormente quando detto da Clinton, che 'per quanto ne sa lei', tutte le email governative sono state consegnate al dipartimento di Stato».

Corrispondenze
Nei documenti si legge per esempio che il principe Salman del Bahrain voleva vedere Clinton. Nella email scritta da Band a Abedin veniva definito come un «nostro buon amico», che fino al 2010 aveva dotato alla Clinton Foundation 32 milioni di dollari. Un trattamento di favore sarebbe stato concesso anche all'imprenditore americano S. Daniel Abraham, che alla fondazione aveva elargito tra i 5 e i 10 milioni di dollari. "Abraham ha chiamato questa mattina", si legge in una email del maggio 2009. «E' a Washington domani e dopodomani e chiede 15 minuti con te. Vuoi che cerchi di infilarlo nella tua agenda di domani?», scriveva Abedin direttamente a Hillary, che chiedeva: «Il mio aereo aspetterà se non arrivo prima delle 7-8?».

C'è anche Bono
Anche Bono, il cantante degli U2 un tempo tra i donatori della fondazione Clinton, spunta dai documenti ottenuti da Judicial Watch. In una email del 27 maggio 2009 l'ex aiutante di Bill Clinton, Ben Schwerin, scrisse a Band per dire che la star «vuole fare un collegamento con la Stazione spaziale internazionale durante il suo tour quest'anno. Sto cercando di capire quale sia il migliore contatto alla NASA o alla commissione del congresso sulla scienza e la tecnologia. Idee?». Bland rispose con «nessun idea», ma alla fine gli U2 riuscirono a lanciare video nello spazio durante il tour «U2 360°».

(Fonte Askanews)