28 marzo 2024
Aggiornato 21:30
Inchiesta Ft tra ex jihadisti rivela vulnerabilità Califfato

Tangenti, truffe, soldati fantasma: il vero nemico dell'Isis è la corruzione

L'autoproclamato Califfato di Abu Bakr al Baghdadi sembra sempre più esposto alla profonda corruzione che caratterizza i regimi della regione come quelli in Iraq e in Siria

ROMA - Chi si unisce allo Stato Islamico (Isis) può certo farlo nel nome della guerra santa per l'Islam, ma non sempre. Anzi, l'autoproclamato Califfato di Abu Bakr al Baghdadi sembra sempre più esposto alla profonda corruzione che caratterizza i regimi della regione come quelli in Iraq e in Siria. Ad arrivare a tale conclusione è un lungo articolo del Financial Times che ha raccolto «prove» da ex jihadisti dell'Isis sull'esistenza di una sorta di «esercito fantasma» : soldati per cui vengono reclamati regolari pagamenti, ma poi combattono dalla parte «del nemico», che a sua volta li retribuisce.

Soldati fantasma
Un anno fa l'Iraq, dichiarando guerra alla corruzione in seno al suo esercito, aveva denunciato il fenomeno di 50.000 soldati «fantasma» che concepivano stipendi dallo Stato senza servire effettivamente nelle forze armate. Secondo la testimonianza al Financial Times, di un ex comandante jihadista (Omar) che ha combattuto nelle file dell'Isis per oltre un anno prima di fuggire, la stessa cosa succede in seno allo Stato islamico. «Ci sono comandanti in prima linea che recepiscono stipendi per 250 persone, ma in realtà hanno solo 150», ha detto Omar: «Quando i capi hanno scoperto la truffa, hanno iniziato l'invio di amministratori finanziari per pagare di persona gli stipendi. Ma poi gli stessi amministratori hanno iniziato a mettersi d'accordo con i comandanti per organizzare truffe».

Burocrazia e truffe
Insomma, ex combattenti ed ex dipendenti che hanno lavorato nei ranghi dell'Isis, sostengono che spesso i jihadisti pensano che i comandanti siano contagiati dalla 'malattia' della burocrazia che caratterizza i governi in Siria e in Iraq. Dalla gestione agricola ai sussidi alimentari, i funzionari del Califfato spesso adottano gli stessi sistemi sviluppati dai partiti di governo a Baghdad come a Damasco; compreso l'uso eccessivo di documenti e francobolli. Abitanti locali interpellati dal quotidiano riferiscono per esempio che, in Siria, alcuni dei funzionari assunti dal Califfato una volta erano dipendenti del regime del presidente Bashar al-Assad. E non sempre persone trasparenti. Abu Rasheed, un farmacista di Mayadeen (Siria), dice di essere stato «sorpreso» quando l'Isis ha assunto un medico licenziato dal governo di Assad con l'accusa di «appropriazione indebita». Il medico sembra aver tentato di portare avanti le sue pratiche illecite anche sotto anche sotto l'Isis, prescrivendo false ricette dietro il pagamento di bustarelle. Una volta scoperta la truffa, al medico sono stati rasati capelli e barba e l'uomo è stato costretto a frequentare un corso di legge islamica. «Ma, secondo le loro leggi, avrebbero dovuto tagliargli la mano», ha detto Abu Rasheed.

Punti deboli
Siriani e iracheni che vivono sotto il dominio Isis dicono di percepire sempre più chiaramente i punti deboli nel sistema di governo del Califfato dovuti alla crescente corruzione: parlano in particolare della proliferazione di jihadisti specializzati nel contrabbando. Ed affermano che da quando l'Isis ha vietato agli abitanti di lasciare il territorio che controlla, spesso questi per fuggire pagano in nero gli stessi uomini del Califfato, affinchè guardino da un'altra parte ai posti di blocco. Scandali di corruzione sono diventati argomenti di pettegolezzi tra ex combattenti su emiri che dopo aver messo le mani su una fortuna sono scomparsi oltreconfine per ricomparire poi in Turchia. Per esempio, un ex jihadista comandante ha detto al Financial Times che nella zona di operava a Deir Ezzor (provincia orientale), un emiro noto come Abu Fatima al-Tunisi è scappato con circa 25.000 dollari raccolti per la Zakat ( «Elimosina», una imposta islamica). Dice anche che il combattente fuggitivo ha lasciato un messaggio ai suoi ex compagni su Twitter: «Quale Stato? Quale Califfato? Idioti».

(Con fonte Askanews)