L'inattesa svolta liberale del Canada
Il partito liberale di Justin Trudeau, prossimo capo del governo canadese, ha vinto di larga misura le elezioni legislative di ieri, ponendo fine a quasi un decennio di potere conservatore
MONTREAL - Il partito liberale di Justin Trudeau, prossimo capo del governo canadese, ha vinto di larga misura le elezioni legislative di ieri, ponendo fine a quasi un decennio di potere conservatore. «Sarò il primo ministro di tutti i canadesi» ha detto stanotte di fronte e una folla di sostenitori entusiasti Trudeau, figlio di Pierre, che fu premier per quindici anni negli anni Settanta e Ottanta.
Ampia maggioranza
L'ampiezza della vittoria permette ai liberali di disporre di un'ampia maggioranza parlamentare, con 184 seggi sui 338 della Camera dei comuni di Ottawa, e di inaugurare una politica che in base alla promesse elettorali mira a riportare il Canada sullo scenario internazionale. Il nuovo premier ha promesso anche maggiore impegno e generosità sulla questione climatica e sull'accoglienza dei migranti siriani.
La sconfitta dell'ex premier
Per i conservatori la sconfitta è soprattutto quella del loro numero uno, Stephen Harper, rieletto a Calgary, ma dimissionario nella notte dalla guida del partito. Conservando le loro roccaforti occidentali, i conservatori hanno ottenuto 99 seggi e diventano la seconda forza politica davanti ai socialdemocratici del NPD con i loro 44 seggi. La percentuale di elettori che si sono recati alle urne ieri è salita rispetto alle ultime elezioni al 68% dal 61%, segnale della volontà di un vero cambiamento.
Una campagna con sorpresa
Due anni dopo aver preso le redini dei liberali, Justin Trudeau ha portato al governo un partito duramente punito alle ultime legislative, con una reputazione appannata da scandali e conflitti di interesse. All'inizio della lunga campagna elettorale, durata 78 giorni, nulla lasciava prevedere che Trudeau avrebbe gestito con tanta facilità i suoi primi dibattiti televisivi, imponendosi su avversari molto più esperti di lui. «Justin, just non ready» (Justin, semplicemente non è pronto): così i conservatori si sono presi gioco nelle pubblicità elettorali dell'uomo che dopo poco più di 30 anni tornerà nella residenza del premier a Ottawa, dove ha trascorso tutta la sua infanzia con il padre Pierre Elliott Trudeau.
Classe media prima interlocutrice
Justin Trudeau ha condotto con pazienza la sua campagna adottando una linea chiara e convincendo la classe media con la promessa di un calo delle imposte a scapito dei più ricchi. L'economia, tema sul quale il premier uscente sperava di capitalizzare, ha invece favorito i liberali. Il calo del prezzo del petrolio ha causato una recessione nei primi sei mesi dell'anno e Trudeau ha promesso, a prezzo di un aumento del deficit di bilancio, un rilancio dell'attività con nuove infrastrutture e un piano per l'impiego.
Porte aperte a 25mila siriani
Un altro momento importante della campagna la crisi dei rifugiati nel Mediterraneo, con l'offerta dei liberali di accogliere 25mila siriani entro fine anno. Il nuovo premier ha anche promesso di non partecipare più ai radi aerei contro lo Stato islamico nell'ambito della coalizione internazionale guidata dagli Usa.
Per gli altri, sconfitta amara
Per i socialdemocratici e in particolare per il leader Thomas Mulcair la sconfitta è amara dopo il buon successo delle legislative di quattro anni fa. In Quebec dove il partito aveva vinto nel 2011, scalzando gli independentisti del Bloc quebecois, i socialdemocratici hanno ottenuto solo 16 seggi da 59 quattro anni fa. Il Bloc quebecois ha beneficiato dell'arretramento dello NPD e ottenuto 10 seggi, ma il suo leader Gilles Duceppe è stato sconfitto. Per i verdi Elizabeth May ha conservato il suo seggio della British Columbia.
(Con fonte Askanews)