19 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Per limitare i danni

Cina, prossima mossa di Pechino? Inondare il mercato di liquidità

Il lunedì nero del mercato azionario cinese, con l'indice composito della borsa di Shangai che ha perso l'8,49%, sta aumentando la pressione su Pechino, che si accinge a inondare di liquidità il suo sistema bancario

PECHINO (askanews) - Il 'lunedì nero' del mercato azionario cinese, con l'indice composito della borsa di Shangai che ha perso l'8,49%, sta aumentando la pressione su Pechino, che si accinge a inondare di liquidità il suo sistema bancario. Lo anticipa il Wall Street Journal spiegando che la prossima mossa prevista da parte della banca centrale cinese, di liberare più fondi per i prestiti attraverso una riduzione della percentuale dei depositi che le banche devono accantonare a riserva, mira a contrastare gli effetti negativi di una valuta più debole, che rischia di far fuggire sempre più capitali dalla Cina.

Destabilizzazione
Dal successo di questa operazione dipenderà in misura consistente anche la percezione del Dragone da parte degli investitori globali. Se nella crisi del 2008, infatti, la Cina, con il suo colossale piano di stimolo aveva agito come un ammortizzatore della crisi globale, negli ultimi tempi, con la recente svalutazione a sorpresa del renminbi, viene vista come un potente fattore di destabilizzazione. Il taglio del coefficiente di riserva delle banche potrebbe essere varato già questa settimana e seguirebbe altre operazioni di questo tenore decise quest'anno e ben quattro tagli dei tassi d'interesse varati dallo scorso mese di novembre.

Favorire aziende pubbliche
Un problema-chiave da risolvere per rendere l'operazione efficace è costituito dall'avversione al rischio degli istituti di credito cinesi - sottolinea il Wsj - continuano a favorire le aziende pubbliche schivando le imprese private, che presentano meno garanzie tradizionali e bilanci peggiori. Tale atteggiamento porta spesso gli imprenditori con maggior potenziale di crescita a rivolgersi a canali di finanziamento non bancari, che presentano costi più elevati mentre le aziende pubbliche, già ricche di capitale, sono riluttanti a chiedere altri soldi a prestito. Ecco perchè, per l'imminente taglio del coefficiente di riserva - si parla di mezzo punto percentuale che libererebbe risorse per 678 miliardi di yuan (circa 90,7 miliardi di euro), la banca centrale cinese sta studiando l'applicabilità ai soli istituti di credito che prestano in modo significativo alle piccole e media aziende, quelle ritenute cruciali per rilanciare la crescita economica del Paese. Va comunque detto che, in passato, la strategia di 'incanalare' il credito a particolari prenditori, non si è dimostrata particolarmente efficace.