USA: le elezioni saranno un referendum su Obama
A poche ore dalle elezioni di metà mandato, i repubblicani puntano sulla bassa popolarità del presidente, e contano di strappare sette seggi ai democratici. L'Osservatore Romano: per Obama sarà debacle
NEW YORK - A poche ore dall'apertura delle urne per le elezioni di metà mandato, i repubblicani credono di aver ottenuto quello che volevano: un referendum sul presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Tutti i candidati del Grand Old Party hanno insistito negli ultimi giorni sulla necessità, per il Paese, di allontanarsi dal percorso intrapreso con Obama, puntando sulla bassa popolarità del presidente. L'obiettivo è chiaro: togliere, dopo otto anni, il controllo del Senato - che si rinnoverà per un terzo - ai democratici. Per riuscirci, i repubblicani dovranno strappare ai rivali sei seggi. Secondo le previsioni dei più importanti istituti di ricerca, hanno buone opportunità di toglierne sette ai democratici: in Montana, West Virginia, South Dakota, Louisiana, Arkansas, Alaska e Colorado. Nel caso perdessero, come credono alcuni analisti, quelli in Georgia e Kansas, il guadagno in termini di seggi scenderebbe a cinque. Per questo l'Iowa potrebbe diventare decisivo: secondo la media dei sondaggi di Real Clear Politics, la repubblicana Joni Ernst ha un vantaggio di 1,8 punti percentuali su Bruce Braley, per un seggio che negli ultimi 30 anni è stato occupato dal democratico Tom Harkin. Per FiveThirtyEight, i repubblicani hanno ormai il 74% di possibilità di conquistare la maggioranza in Senato, una percentule costantemente cresciuta negli ultimi giorni.
OBAMA: "I DEMOCRATICI STANNO COMBATTENDO PER VOI" - Nel suo breve tour elettorale , Obama ha invitato gli americani a votare per i democratici, che «stanno combattendo per voi». "Dovete chiedervi: 'Chi combatterà per voi? Chi sarà al vostro fianco?'» ha detto ieri sera a circa 5.500 persone radunatesi nell'arena della Temple University di Philadelphia. Il presidente ha più volte ribadito, negli ultimi giorni, l'importanza e la necessità di andare a votare. «Dovete votare» ha detto Obama, mentre alle sue spalle, tra il pubblico, spuntavano quattro gigantesche lettere: «Vote».Secondo il presidente, «nella maggior parte degli Stati, se avremo un'affluenza alta vinceremo, altrimenti perderemo. Quindi quello che voglio dalla gente è che vada semplicemente a votare» ha detto pochi giorni fa in un'intervista al reverendo Al Sharpton.
PER I REPUBBLICANI LA VITTORIA E' VICINA - I repubblicani sentono vicina la vittoria: ha detto il senatore Rand Paul, durante il programma «State of the Union» sulla Cnn. Un'elezione di midterm che avrà un costo record di 3,67 miliardi di dollari, secondo le ultime proiezioni del Center for Responsive Politics, poco più dei 3,63 miliardi per le elezioni di metà mandato di quattro anni fa. Consapevole degli ostacoli che potrebbe trovarsi di fronte con un Congresso interamente in mano ai repubblicani, la Casa Bianca ha già fatto sapere che il presidente continuerà a usare il suo potere esecutivo per portare avanti le politiche care ai democratici, come la lotta al cambiamento climatico, l'immigrazione, l'energia, i diritti degli omosessuali e l'economia, secondo quanto riferito al New York Times da alcuni funzionari. Nessuno, in quelle stanze, si aspetta una vittoria dei democratici: per questo, da settimane, l'amministrazione è al lavoro per forgiare un'agenda politica che dia slancio agli ultimi due anni di presidenza Obama.
L'OSSERVATORE ROMANO SI ATTENDE UNA DEBACLE - Secondo l'Osservatore Romano, che dedica un articolo di analisi intitolato «Care elezioni», il midterm è «un appuntamento tradizionalmente ostico per il presidente in carica. Ma per Obama potrebbe assumere i contorni di una vera debacle se, come alcuni ritengono probabile, il partito repubblicano - che già controlla la camera dei Rappresentanti - dovesse ottenere la maggioranza anche al Senato». "I democratici però ancora sperano, visto che per i repubblicani non sarà facile guadagnare i sei seggi senatoriali di cui hanno bisogno» per «relegare Obama a quel ruolo di 'anatra zoppa' che nessun presidente ama interpretare», precisa Giuseppe Fiorentino sul quotidiano della Santa Sede. Ad ogni modo, «queste elezioni costeranno infatti quattro miliardi di dollari, divenendo le più dispendiose nella storia del voto di medio termine. La stima è del Center for Responsive Politics, il quale ha osservato come si tratti di una cifra di dieci volte superiore a quanto stanziato da Washington per fronteggiare l'epidemia di ebola nell'Africa occidentale». Davvero «tanti soldi per un turno elettorale che, secondo alcuni, non è poi destinato a segnare grandi cambiamenti. Nemmeno in caso di vittoria del Grand Old Party. Anche dovessero controllare il Senato, i repubblicani sanno infatti che non potranno intraprendere iniziative troppo decise contro Obama. Tra due anni - conclude l'Osservatore Romano - c'è il voto per la Casa Bianca. E posizioni estreme potrebbero alla lunga non pagare».
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