24 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Allarme da Greenpeace

Gli Arctic 30 non possono uscire dalla Russia

Il comitato investigativo russo ha infatti esplicitato il no a uno di loro alla concessione del visto che consentirebbe di tornare a casa, spiegando che «non possono lasciare il Paese»

MOSCA - Gli Arctic30 sono costretti per ora rimanere in Russia e le accuse sono ancora in vigore, nonostante tutti gli attivisti di Greenpeace siano stati rilasciati su cauzione a San Pietroburgo. Il comitato investigativo russo ha infatti esplicitato il no a uno di loro alla concessione del visto che consentirebbe di tornare a casa, spiegando che «non possono lasciare il Paese». E questo secondo i legali potrebbe valere per tutti gli altri. A presentare domanda sarebbe stata la danese Anne Mie Jensen, che si è vista rispondere dal comitato inquirente: non rientra nelle nostre competenze. Da Twitter intanto un'altra delle attiviste, Faiza Oulahsen afferma: «Non sono sorpresa dal rifiuto del visto, ma voglio andare a casa». Il tutto a pochi giorni dal Natale e dalle festività di fine anno.

I 28 dell'equipaggio, un fotografo freelance e un operatore video freelance, erano stato arrestati durante una protesta contro la piattaforma artica di perforazione Gazprom Prirazlomnaya il 18 settembre. Tra loro c'è anche l'italiano Cristian D'Alessandro.

Due degli attivisti avevano cercato di salire sulla piattaforma per appendere uno striscione. Il giorno dopo, i servizi di sicurezza russi discendevano da un elicottero sul ponte della nave di Greenpeace, la Arctic Sunrise, sequestravano la nave e arrestavano l'intero equipaggio. Le acuse iniziali di pirateria sarebbero state derubricate a teppismo.

Alla fine del mese scorso un alto funzionario del Cremlino ha detto che gli attivisti erano liberi di lasciare la Russia.