20 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Spazio Vaticano

Dal Papa «mano tesa» per accordo, ma tra i Lefebvriani è fibrillazione

L'ultima risposta giunta in Vaticano, «ma non è conclusione». Nei mesi scorsi la Santa Sede aveva chiesto agli ultra-tradizionalisti di aderire ad un «preambolo dottrinale» considerato la precondizione per il loro rientro nella Chiesa cattolica

CITTÀ DEL VATICANO - Oggi non ne ha parlato all'udienza generale in piazza San Pietro. Ma l'attenzione del Papa, in questi giorni di festeggiamenti per il suo 85esimo compleanno (lunedì) e per il settimo anniversario dall'elezione al soglio di Pietro (domani), è concentrata su uno dei dossier più caldi del suo Pontificato. Che in queste ore ha subito un'accelerazione. Con un passo in avanti - forse l'ultimo - in direzione dei lefebvriani.

PASSI AVANTI INCORAGGIANTI - Nei mesi scorsi la Santa Sede aveva chiesto agli ultra-tradizionalisti eredi del defunto arcivescovo francese Marcel Lefebvre, da sempre critici con il Concilio vaticano II, di aderire ad un «preambolo dottrinale» considerato la precondizione per il loro rientro nella Chiesa cattolica e la conclusione di uno scisma iniziato negli anni Ottanta. E ieri è giunta a Roma la seconda dichiarazione dopo che il Vaticano aveva bocciato come insufficiente la prima fissando, lo scorso 16 marzo, un mese di tempo per correggere la posizione. Il testo «sarà esaminato» dalla congregazione per la Dottrina della fede e «successivamente sottoposto al giudizio del Santo Padre», recita uno scarno comunicato della pontificia commissione Ecclesia dei. Con questa seconda risposta i lefebvriani hanno compiuto «passi avanti incoraggianti», ha chiosato il portavoce vaticano. «Chi l'ha letta ritiene che sia una risposta sensibilmente diversa da quella che non era stata ritenuta sufficiente», ha detto Federico Lombardi, sottolineando che la comunicazione presenta «passi avanti incoraggianti». I lefebvriani, peraltro, hanno formulato, nella loro risposta, «richieste di integrazioni e precisazioni» al 'preambolo dottrinale' e questo richiede un lavoro di «approfondimento e esame» da parte della congregazione per la Dottrina della fede, che prenderà «qualche settimana di tempo».

LEFEBVRIANI IN FIBRILLAZIONE - L'avvicinamento a Roma, in realtà, crea più di una fibrillazione tra i lefebvriani. La fraternità sacerdotale San Pio X è infatti divisa tra un'anima più conciliante e desiderosa di un pieno reintegro nella Chiesa cattolica romana, guidata dall'attuale superiore Bernard Fellay, e una componente riottosa a riconoscere l'autorità papale, capitanata dal vescovo britannico Richard Williamson, assurto agli onori delle cronache al momento della revoca delle scomuniche decisa da Papa Ratzinger per le dichiarazioni antisemite e negazioniste. Su posizioni più attendiste gli altri due vescovi del gruppo, Alfonso de Gallareta e Tissier de Mallerais. Una complessità di posizioni che traspare dalla prudente nota diffusa nel pomeriggio dalla casa generalizia dei lefebvriani a Menzigen: la stampa, hanno scritto, «annuncia che mons. Bernard Fellay ha indirizzato una «risposta positiva» alla congregazione per la Dottrina della fede, e che di conseguenza la questione dottrinale è ormai risolta tra la Santa Sede e la fraternità San Pio X. La realtà è diversa». Il testo, sottolineano i tradizionalisti riecheggiando la nota vaticana, va ancora esaminato: «Si tratta, dunque, di una tappa e non di una conclusione». Solo pochi giorni fa, a ridosso della scadenza (superata) di ieri, era stato il portavoce dei lefebvriani, l'abate Alain Lorans, a puntualizzare che le «chiarificazioni» inviate a Roma «non modificano sostanzialmente la prima risposta» già bocciata come insufficiente dagli uomini del Papa.