25 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Al processo tocca oggi al «terzo uomo»

Morte Jackson, la testimonianza del bodyguard Alvarez

Era nella stanza, saranno sentiti anche la cuoca e due pompieri. I figli più grandi hanno assistito alla morte del cantante

LOS ANGELES - Tocca oggi al «terzo uomo», il bodyguard Alberto Alvarez, aprire il ballo delle testimonianze nel terzo giorno di processo contro Conrad Murray, il medico accusato di omicidio involontario per la morte di Michael Jackson. Gli altri due uomini, che hanno testimoniato ieri, sono Michael Williams, assistente personale del re del pop morto a 50 anni, e il capo della sicurezza della star, Faheem Muhammad. Tutti e tre erano presenti in quella tragica mattina del 25 giugno 2009.
Tra i testimoni ascoltati dall'inizio del processo, che si è aperto martedì alla Corte superiore di Los Angeles con le foto choc del cantante sulla barella, Alvarez è la prima persona, oltre al medico Murray, a essere entrato nella stanza di Jackson, dopo l'overdose di farmaci che gli è costata la vita. E' a lui che Michael Williams ha chiesto di salire il più in fretta possibile nella stanza del genio di Thriller, dopo la richiesta di Murray che chiedeva di «venire immediatamente» dalla star, la quale aveva avuto una «cattiva reazione».
Lo stesso Faheem Muhammad, che è corso dalla sua abitazione dopo una chiamata di Williams, ha indicato che al suo arrivo nella stanza al piano superiore c'erano il medico e Albert Alvarez. La testimonianza del «terzo uomo» dovrebbe confermare lo svolgimento dei fatti di quella tragica mattina, tra cui le cure fornite dal medico, il quale - secondo Williams e Muhammad - era «nel panico» e «molto nervoso».
Sempre oggi, saranno chiamati a testimoniare Kai Chase, chef personale di Jacko, e i due vigili del fuoco che trasportarono il cantante in ospedale, Richard Senneff e Martin Blount.

I figli più grandi hanno assistito alla morte del cantante - I due figli più grandi di Michael Jackson, Prince Michael e Paris, hanno assistito alla morte del padre. Lo ha rivelato ieri l'ex bodyguard del re del pop, Faheem Muhammad, nel secondo giorno di udienza del processo contro Conrad Murray, il medico accusato di omicidio involontario per la morte di Jackson il 25 giugno del 2009.
Prince Michael e Paris, 14 e 13 anni, si trovavano sulla soglia della camera, quando il cantante era adagiato a terra accanto al letto, circondato da bombole di ossigeno, farmaci e lenzuola all'aria. I due figli «non erano proprio dentro la stanza», ha raccontato Muhammad ai giudici della Los Angeles Superior Court.
«Paris era per terra, in stato confusionale, piangeva». Il fratello «piangeva in modo sommesso». Lui «era in piedi», e sul volto gli si leggeva «un vero shock».
L'artista di Thriller e Bad, 50 anni, giaceva sul pavimento vicino al grande letto. Murray, ha ricordato l'ex bodyguard, era in piedi accanto a lui e cercava «nervosamente» di fargli la rianimazione cardiopolmonare. Non appena si è reso conto della gravità della situazione, Muhammad ha chiamato la babysitter, che ha fatto allontanare i due ragazzi dalla scena. Poco dopo, ha aggiunto, si è reso conto che Jackson era morto.