12 ottobre 2025
Aggiornato 07:30
Vancouver perde dopo 10 anni

Melbourne è la città migliore del mondo

La ricerca dell'Economist: «Europa perde punti a causa della crisi». L'Alta Corte australiana boccia l'accordo con la Malaysia sull'immigrazione

ROMA - Dopo dieci anni Vancouver perde lo scettro di città più vivibile del mondo e deve cedere la corona al paradiso metropolitano di Melbourne.
Secondo il noto studio dell'Economist Intelligence Unit che ogni anno stila la classifica delle migliori 140 città del mondo dove vivere, la città australiana emerge come indiscussa vincitrice. Un traguardo non da poco che è un mix tra efficienza dei mezzi pubblici, sicurezza, sostenibilità ambientale, qualità di vita e dei servizi.

Europa in affanno - Anche se Vancouver ha perso la vetta, Canada e Australia restano comunque i due Paesi con le città migliori meglio classificate. Sempre più in affanno invece l'Europa, appesantita dalla crisi economica e dai tagli ai servizi ai cittadini. Il caso della Grecia la dice lunga: Atene, nella classifica 2011, come qualità di vita si posiziona dopo città come San Juan a Portorico e Montevideo in Uruguay.
Non se la passano bene in graduatoria neanche diverse città dei Paesi protagonisti della Primavera araba. Tripoli in testa.

L'Alta Corte australiana boccia l'accordo con la Malaysia sull'immigrazione - L'Alta Corte australiana smantella l'accordo sull'immigrazione con la Malaysia. Un'intesa che era stata fortemente voluta dal primo ministro, Julia Gillard, per contrastare l'arrivo di clandestini. Ne parla il sito della Bbc.
La Malaysian solution prevedeva il trasferimento in Malaysia di 800 migranti arrivati in Australia e richiedenti asilo; in cambio, Canberra avrebbe accolto nei prossimi tre anni 4.000 persone cui è già stato riconosciuto lo status di rifugiato politico da Kuala Lumpur; un accordo che avrebbe quindi permesso a Canberra di sottrarsi alle lunghe procedure - e ai costi - necessarie per l'identificazione dei migranti. Per Gillard, inoltre, il piano sarebbe servito a fermare il florido business degli scafisti, dissuadendo la gente dal partire per l'Australia.
Ma l'Alta Corte ha deciso che la Malaysia non offre un'adeguata protezione ai rifugiati, annullando così l'accordo. Con 5 voti contro 2, la Corte ha accolto il ricorso degli avvocati di due afgani, secondo cui lo scambio con il Paese asiatico era da considerarsi illegale. Una decisione comunque non inaspettata: già alcune settimane fa l'Alta Corte aveva bloccato il trasferimento di decine di migranti per i dubbi sulla Malaysia Solution, sollevati anche dall'Unicef e da diverse organizzazioni. A preoccupare, infatti, erano - e sono - le garanzie per i migranti: lo Stato asiatico, per esempio, non ha firmato la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei rifugiati.

Disappunto, naturalmente, è stato espresso dal governo australiano: «E' un duro colpo ai nostri sforzi per fermare il business degli scafisti, è una decisione deludente» ha commentato il ministro per l'Immigrazione, Chris Bowen. Scelta invece accolta da un lungo applauso, secondo gli avvocati, dai migranti rinchiusi nel centro di detenzione di Christmas Island.
La decisione dell'Alta Corte, però, costringe in un limbo legale centinaia di migranti, già spediti in Australia dalla Malaysia.