3 ottobre 2025
Aggiornato 20:00
Sindacati in piazza

Ancora proteste e scontri in Tunisia, almeno 14 morti

Ma per l'opposizione il bilancio è ben più alto: 20 vittime. Scontri tra i manifestanti e la polizia contro il carovita e la disoccupazione

TUNISI - Quattordici persone sono morte e nove sono rimaste ferite negli scontri avvenuti negli ultimi giorni nelle città di Thala e Kasserine, nella zona centro-occidentale della Tunisia. Lo ha annunciato il ministero dell'Interno tunisino. Per l'opposizione i morti sono invece almeno 20.

A Kasserine (290 chilometri da Tunisi) gli scontri sono terminati con tre morti e sei feriti fra i manifestanti, ha precisato il ministero in un comunicato diramato dall'agenzia tunisina Tap. Diversi membri delle forze dell'ordine sono stati feriti, di cui due versano in «condizioni critiche», ha precisato.

A Thala, tre persone sono decedute per le gravi ferite riportate, facendo salire a cinque il numero dei morti, secondo il ministero che menziona anche tre feriti. Il governo confermava per la prima volta gli scontri a Kasserine.
A Thala le manifestazioni si sono svolte ieri sera e sono proseguite nella notte, a Kasserine invece gli scontri più violenti si sono verificati questa mattina. Secondo il governo, le forze dell'ordine hanno usato le armai per «legittima difesa», quando attaccate con ordigni incendiari, bastoni e pietre. Secondo una fonte dell'opposizione sono invece almeno 20 le persone rimaste uccise negli scontri nelle due città. «Le informazioni che riceviamo da Kasserine e Thala parlano di almeno 20 morti, uccisi a colpi d'arma da fuoco durante gli scontri iniziati ieri sera», aveva dichiarato Ahmed Nejib Chebbi, leader storico del Partito democratico progressista che ha rivolto un appello al presidente della Tunisia, Zine El Abidine Ben Ali, a «fermare il fuoco».

Il governo, da parte sua, annuncia nuovi sostanziosi provvedimenti anche economici e l’Uniond Tunisina dell’Industria, Commercio e dell’Artigianato (Utica) ha rivolto un pressante invito ai suoi associati affinchè accelerino la creazione di nuovi posti di lavoro e procedano al più presto al reclutamento di diplomati degli studi superiori. Questo per farne almeno il 4 % del loro personale, «dando la priorità ai disoccupati da molto tempo ed ai giovani di famiglie bisognose».

L’Italia dà il suo sostegno alla Tunisia. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, lo ha spiegato a margine della trasmissione «Che tempo che fa», promettendo un sostegno «con grande forza agli impegni del governo algerino e tunisino, per riportare la calma e magari per intervenire a livello interno con urgenza sui prezzi di questi prodotti».