12 ottobre 2025
Aggiornato 06:00
Anniversario 11 Settembre

Contro il rogo del Corano interviene Obama

La Casa Bianca sta valutando se telefonare direttamente al pastore Jones. Intanto è allarme globale Interpol

NEW YORK - Mentre il presidente degli Stati Uniti Barack Obama sta cercando in tutti i modi di persuadere un pastore cristiano fondamentalista a non effettuare un rogo di Corani, l'Interpol ha lanciato un allarme terrorismo legato a possibili ritorsioni per quella provocazione.

IN CAMPO OBAMA - Il governo americano sta valutando in queste ore se telefonare direttamente al pastore Terry Jones per chiedergli di non procedere al rogo di Corani sabato prossimo nell'anniversario degli attentati dell'11 settembre 2001. Il presidente già questa mattina aveva chiesto apertamente a Jones di fermarsi, parlando in un'intervista ad Abc. «Se sta ascoltando, spero capisca che la sua proposta è contraria ai nostri valori di americani», ha detto Obama, «Che questo paese è stato costruito sulle nozioni di libertà e di tolleranza religiosa».
Jones aveva detto in precedenza che una chiamata da parte del Pentagono, del dipartimento di Stato o della Casa Bianca gli potrebbe fare cambiare idea. Il portavoce del governo Robert Gibbs e quello del Pentagono Geoff Morell hanno detto che la possibilità è in discussione in queste ore.

NETANYAHU - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha condannato oggi l'iniziativa lanciata dal pastore americano Terry Jones, che ha proposto di bruciare alcune copie del corano in occasione dell'anniversario degli attentati dell'11 settembre. Il capo del governo dello stato ebraico ha lanciato un appello «affinché non siano compiute tali azioni irresponsabili», avvertendo che esse «minacciano la tolleranza religiosa e la pace».

IL VIGNETTISTA «ANTI-MAOMETTO» - Rifarebbe tutto, perché il risultato che voleva raggiungere era proprio quello «di dimostrare a quale livello di assurdità può arrivare l'intolleranza dell'estremismo islamico». Kurt Westergaard, l'autore danese della vignetta su Maometto - nella quale il profeta sfoggiava un turbante a forma di bomba - che cinque anni fa provocò la reazione sdegnata del mondo musulmano e che lo costringe a vivere sotto scorta, perché minacciato di morte, non rinnega nulla. In un'intervista concessa al quotidiano La Stampa, il vignettista settantacinquenne ha dichiarato di non rimpiangere la vita tranquilla che aveva prima dello scandalo, «perché con l'età si diventa coraggiosi, non ti possono più fare nulla: c'è davvero poco in ballo, quando si minaccia di morte un povero vecchio come me».
«Sono un provocatore - ha dichiarato - ma ateo e tollerante fino in fondo. Non mi piace chi vuole bruciare in piazza il Corano». «La minaccia che più mi preoccupa è il fanatismo, che è l'atteggiamento di chi ha perso una categoria fondamentale del nostro spirito umano: il dubbio» ha concluso Westergaard.