Corano bruciato, proteste internazionali
Solo il sindaco di New York Bloomberg difende il gruppo cristiano americano
NEW YORK - Per protestare contro l'islam è giusto bruciare il Corano: la bella idea (sulla falsariga delle bandiere Usa bruciate in certe manifestazioni islamiche) è di un gruppo estremista cristiano degli Stati Uniti. E dovrebbe 'celebrare' la fine del ramadan che quest'anno cadrà in coincidenza con gli attentati alle Torri gemelle del 2001: un modo per contestare la costruzione di una moschea a Ground Zero.
Il progetto di un gruppo evangelico ha suscitato nelle ultime ore molte critiche: dal governo di Washington all'Unione europea, dal Vaticano alla Lega Araba, nessuno si è tirato indietro dal pronunciarsi contro l'iniziativa, che metterebbe a rischio i rapporti tra il mondo musulmano e l'Occidente. Ma tra il coro di no e le minacce di Iran e gruppi musulmani, spunta a sorpresa anche una voce 'a favore', o meglio a difesa della libertà di esprimere sempre le proprie opinioni: quella del sindaco di New York, Michael Bloomberg.
L'iniziativa promossa da Terry Jones, pastore del «Dove World Outreach Center», piccola Chiesa evangelica della Florida, è «fonte d'inquietudine» e «mette a rischio le nostre truppe» ha dichiarato la Casa Bianca, dopo i timori sollevati dal comandante delle forze internazionali in Afghanistan, il generale David Petraeus, secondo cui l'iniziativa servirebbe solo a rinforzare la propaganda talebana e il sentimento anti-americano nel mondo musulmano. E i musulmani d'America dicono, «saremo mai accettati?«
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