Bangkok, duri scontri fra polizia e «camicie rosse»
130 i feriti. I manifestanti dispersi dagli spari dell'esercito. La risposta: un ordigno provoca feriti tra i militari
BANGKOK - E' salito a 130 feriti il bilancio degli scontri di oggi a Bangkok fra le forze dell'ordine e le «camicie rosse», gli oppositori del Primo ministro Abhisit Vejjajiva. Lo hanno reso noto le autorità sanitarie thailandesi. Un precedente bilancio era di 90 feriti fra soldati, polizia e manifestanti.
Migliaia di poliziotti e di soldati sono stati mobilitati nella giornata di oggi lungo il viale Ratchadamnoen, nella città vecchia, per tentare di riprendere il controllo di due quartieri della capitale thailandese occupati da metà marzo da decine di migliaia di «camicie rosse», favorevoli all'ex Primo ministro in esilio, Thaksin Shinawatra. Gli scontri sono cominciati a metà pomeriggio quando le forze dell'ordine hanno usato lacrimogeni e idranti per far sgomberare i manifestanti. Secondo alcuni testimoni sono stati sparati in aria anche colpi d'arma da fuoco. La polizia avrebbe invece sparato proiettili di gomma sui manifestanti.
Un'altra operazione era prevista nel quartiere commerciale e turistico di Ratchaprasong, più a est che i «rossi» occupano da otto giorni, provocando ingenti perdite agli hotel e ai centri commerciali della zona. «L'operazione è cominciata alle 13 (le 7 italiane) per ripristinare la normalità in virtù dello stato di emergenza» decretato mercoledì, ha dichiarato il portavoce del governo Panitan Wattanayagorn. Le «camicie rosse», espressione in particolare dei contadini del nord della Thailandia, accusano Abhisit di essere al servizio delle elite tradizionali di Bangkok ed esigono le sue immediate dimissioni.
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