28 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Conferenza ONU sul clima

Copenaghen, accordo «piccolo piccolo», tutto da costruire

Poche le cifre e molti i nuovi appuntamenti. Subito operativi i fondi per i paesi poveri. Barroso: «è meglio un passo avanti che due indietro»

COPENHAGEN - E' un accordo piccolo piccolo quello che ha partorito, dopo un lunghissimo e doloroso travaglio, la Conferenza Onu sul clima di Copenhagen. E se forse è eccessivo definirlo disastroso (disastroso sarebbe stato uscire a mani vuote da questi negoziati), nessuno potrà dire che non è deludente, rispetto alle aspettative e alle grandi speranze che aveva sollevato.

POCHE CIFRE, NUOVI APPUNTAMENTI - Secondo il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, doveva essere ambizioso, contenere tutte le cifre dei finanziamenti e delle riduzioni di emissioni, essere vincolante e prevedere una scadenza in cui trasformarlo nel testo legale di un vero e proprio trattato. L'accordicchio di Copenaghen non è ambizioso, fornisce poche cifre (anche se ne attende molte altre dagli Stati di qui alla fine di gennaio), non è vincolante e prevede una scadenza per presentare, e non necessariamente per approvare, un testo giuridicamente vincolante nel dicembre 2010, a Città del Messico, dopo una riunione intermedia a Bonn. Eppure, ieri notte Barroso ha detto che si tratta di «un passo avanti», e ha aggiunto: «Meglio un passo avanti che due indietro».

SUBITO OPERATIVI FONDI PAESI POVERI - L'accordo sarà «immediatamente operativo», ma solo per i paesi che lo sottoscriveranno, ha precisato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon. Questo significa che già a partire da gennaio cominceranno a essere stanziati i finanziamenti previsti dal 'Fast start' (avviamento rapido, 2010-2012) e destinati ai paesi in via di sviluppo, in particolare ai paesi più poveri e a quelli più vulnerabili al cambiamento climatico. Si tratta di 10 miliardi di dollari l'anno, una cifra ragguardevole, soprattutto se concentrata su pochi paesi, ma che potrebbe anche (secondo quanto denunciano le Ong) essere 'dirottata' dai fondi già esistenti per la cooperazione. Il testo non lo vieta, ma in un paragrafo ricorda che «lo sviluppo sociale ed economico e l'eradicazione della povertà sono le prime e predominanti priorità dei paesi in via di sviluppo».

A gennaio sarà anche stabilito il 'Copenhagen Green Climate Fund', che servirà a incanalare una parte dei finanziamenti per i paesi poveri per , a partire da quelli del 'Fast Start', ma soprattutto quelli di medio-lungo termine (2013-2020), per i quali i paesi ricchi «mobiliteranno» cifre crescenti, fino a 100 miliardi di dollari all'anno nel 2020.

ENTRO FEBBRAIO CIFRE SU TAGLI EMISSIONI - Entro il primo febbraio, poi, tutti i paesi partecipanti (sia quelli avanzati che i paesi in via di sviluppo) dovranno compilare con i propri piani nazionali (volontari) gli allegati in cui vanno precisati gli obiettivi di riduzione o contenimento dei gas serra. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha annunciato la propria intenzione di convocare con l'appoggio dell'Ue un vertice nella prima metà del 2010, probabilmente a giugno, per dare impulso a un processo di conversione dell'accordo in un vero e proprio trattato vincolante, per rendere obbligatori gli obiettivi di taglio delle emissioni.

NIENTE OBIETTIVI PER 2050 - Resta l'obiettivo finale del contenimento del riscaldamento globale entro un aumento di 2C della temperatura, ma scompare dal testo il riferimento al traguardo di lungo termine (-50% delle emissioni globali entro il 2050), necessario per conseguirlo. E' stata infine re-inserita, ma annacquata, un'indicazione sulla revisione del 2015 che potrebbe «considerare» un obiettivo più rigoroso per l'aumento della temperatura, abbassandolo a 1,5C.