19 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Conferenza ONU sul clima

A Copenaghen 24 ore per sciogliere i nodi del negoziato

Ma G77 e la Cina hanno reso più arduo il lavoro della presidenza danese

COPENAGHEN - «Credo ancora che sia possibile chiudere con un successo reale» la Conferenza Onu di Copenaghen sul clima, «ma le prossime 24 ore saranno assolutamente cruciali». Così il negoziatore capo dell'Onu sulle questioni climatiche, Yvo de Boer, ha descritto stasera la situazione alla vigilia del vertice che porterà nella capitale danese, a partire da domani, 110 capi di Stato e di governo. La speranza è di superare al più alto livello politico i numerosi ostacoli emersi finora nel negoziato per arrivare a fissare i contenuti degli accordi internazionali che sostituiranno il Protocollo di Kyoto a partire dal 2012. Obiettivo è fermare l'accumulazione di gas serra nell'atmosfera prima che l'aumento della temperatura globale raggiunga e superi i 2°C.

E' la stessa presenza a Copenaghen dei capi di Stato e di governo che doveva funzionare da volano per l'accordo internazionale: i leader di governo non amano spostarsi per partecipare a un fallimento, e hanno la capacità, se lo vogliono, di imporre la propria volontà politica per superare controversie, accettare impegni, mettere a disposizione risorse. Ed è vero, come ha ricordato il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, che spesso ai vertici Onu gli accordi si raggiungono all'ultimo minuto. Ma le cose, ha ammesso Barroso, stano andando «troppo lentamente» a Copenaghen, ed è «deludente» doverlo constatare.

Certo, i capi di Stato e di governo dovrebbero potersi esprimere sulla base di un testo chiaro e in gran parte condiviso, con pochi punti controversi ancora da decidere. Un testo del genere può metterlo insieme solo la presidenza danese della Conferenza, ricorrendo inevitabilmente a semplificazioni e forzature che imporranno delle rinunce e delle concessioni ai paesi partecipanti. Ma è proprio questo compito che per la presidenza, esercitata dal premier danese Lars Lokke Rasmussen, è stato reso ancora più difficile dal gruppo dei paesi in via di sviluppo (G77) e dalla Cina, che oggi hanno escluso di poter accettare «documenti calati dall'alto» che non riflettano i risultati del lavoro svolto finora. Barroso, senza citarle esplicitamente, si è riferito a queste prese di posizione definendole come «retorica del confronto di vecchio stampo, che non aiuta».

Ma Yvo de Boer, che deve rappresentare tutto il ventaglio delle posizioni nelle Nazioni Unite, ha avvertito che l'atteso testo danese «dovrà essere considerato nel contesto dei documenti preparatori», che dovrà tentare di costituire piuttosto un «ponte» fra le diverse posizioni, visto che i delegati dei paesi in via di sviluppo «hanno reso chiaro che sono molto attaccati ai documenti che hanno prodotto».

Una novità, infine, è venuta dalla decisione del premier italiano Silvio Berlusconi, impossibilitato a partecipare al vertice di Copenaghen per le conseguenze dell'aggressione subita a Milano, di dare la propria delega al cancelliere tedesco Angela Merkel, nel caso che dovesse svolgersi una riunione straordinaria del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo a margine della Conferenza Onu per prendere decisioni urgenti a nome dell'Ue. La decisione di Berlusconi è stata riferita alla stampa dal capodelegazione italiano a Copenaghen, il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, che non può prendere posto nel Consiglio europeo.