19 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Caso Battisti

Riprende l'esame della Corte per Cesare Battisti

Determinante voto presidente. Ex leader dei Pac al quarto giorno dello sciopero della fame

BRASILIA - Riprenderà oggi alle 14 ora locale (le 18 in Italia) al Supremo tribunal federal (Stf) di Brasilia l'esame della richiesta del governo italiano di estradizione di Cesare Battisti, 54 anni, detenuto in Brasile perché accusato di quattro omicidi che risalgono agli anni '70, da sabato in sciopero della fame. Il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula Da Silva, dopo aver incontrato a Roma il premier Silvio Berlusconi, ha confermato che non si opporrà alla sentenza dell'Stf sull'ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo, malgrado si sia già espresso contro la sua estradizione.

«Se la sentenza della Corte sarà decisoria, allora non si discute, si applica», ha detto Lula lunedì riferendosi al caso in cui il Stf decida in modo «determinativo» sul caso, senza cioè rinviare la decisione a lui in quanto supremo rappresentante del potere esecutivo. In caso di sentenza decisoria, ha ribadito il presidente, «non c'è possibilità di opporsi».

Giovedì scorso l'alta corte brasiliana ha sospeso il dibattimento dopo il voto di Marco Aurelio Mello che aveva riportato in equilibrio la situazione con quattro giudici a favore dell'estradizione e quattro contrari, un astenuto e un assente. Sarà determinante la decisione del presidente del Tribunale, Gilmar Mendes, che negli ultimi mesi ha portato avanti la battaglia contro la concessione dell'asilo politico a Battisti. Se Mendes dovesse esprimersi a favore dell'estradizione - come appare probabile - non è escluso che il collegio di difesa dell'ex leader dei Pac presenti ricorso, dato che il «voto di spareggio» è previsto esplicitamente solo in materia costituzionale; se viceversa Mendes rinunciasse a esprimere il proprio voto, lasciando la situazione in pareggio, la tradizione legale brasiliana prevede il «favor rei», ovvero la soluzione più favorevole per l'imputato.

Cesare Battisti è stato condannato in Italia come responsabile di quattro omicidi: quello del maresciallo della Polizia penitenziaria Antonio Santoro, quello del macellaio di Mestre Lino Sabbadin, quello del gioielliere milanese Pierluigi Torregiani, e infine, sempre a Milano, quello di Andrea Campagna, agente della Digos.