19 aprile 2024
Aggiornato 19:30

Battisti: Procura generale brasiliana contraria a estradizione

Secondo il quotidiano brasiliano O Globo

Il Procuratore generale della Repubblica brasiliano Antonio de Souza avrebbe presentato alla Corte Suprema parere contrario alla concessione dell'estradizione dell'ex militante dei Pac, Cesare Battisti: è quanto pubblica il quotidiano brasiliano O Globo.

Secondo il Procuratore infatti la concessione dell'asilo politico da parte del ministro della Giustizia Tarso Genro è espressione della sovranità dello Stato e soggetto quindi alla sola giurisdizione del potere esecutivo: il processo in corso presso la Corte Suprema andrebbe quindi semplicemente archiviato, come sostengono anche i difensori di Battisti.

Contrario all'estradizione è anche il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, il quale vorrebbe tuttavia evitare uno scontro istituzionale con la Corte Suprema: per cui se i giudici decidessero di riappropriarsi del potere ultimo di decisione sulle richieste di asilo, oggi nelle mani del Ministero della Giustizia, non si opporrebbe al provvedimento.

Secondo quanto riporta la stampa brasiliana Lula vorrebbe così sottrarsi a una situazione che nei termini attuali non può che portargli svantaggi: se infatti si opponesse all'estradizione nonostante l'eventuale sì della Corte, entrerebbe in conflitto con il potere giudiziario, mentre in caso contrario esautorerebbe di fatto il proprio ministro della Giustizia, Tarso Genro.

Per riuscire a sganciarsi da questa situazione Lula spera dunque nell'aiuto della Corte stessa, riunitasi per esaminare il caso e che dovrà pronunciarsi su tre questioni diverse. La prima e più spinosa è se la concessione dell'asilo interrompa l'iter della richiesta di estradizione presso la Corte (precedente che valse ad annullare il processo in corso per il colombiano Oliverio Medina).

I giudici favorevoli all'estradizione potranno argomentare - contro l'opinione della Procura generale - che l'iter processuale compete al potere giudiziario e non può essere interrotto dall'esecutivo; o in alternativa che l'esecutivo può sospendere, concendendo l'asilo, la richiesta di estradizione ma non il processo, e questo dunque - essendo già approdato alla Corte - seguirebbe il suo corso. Se poi i giudici decidessero che i poteri di concedere l'asilo ora di competenza del Ministro sono incostituzionali - come spererebbe Lula - la questione non si porrebbe più.

Superato questo scoglio, i giudici dovrebbero decidere se i crimini per i quali è stato condannato Battisti possano essere considerati politici o se si tratti invece (come pare sia opinione della maggior parte dei giudici) di atti terroristici, per i quali non è prevista la concessione dell'asilo; se l'ex membro dei Pac sia stato processato in modo equo e se corra rischi di persecuzioni una volta tornato in Italia.

Infine verrà discussa l'estradizione vera e propria, per la cui concessione l'unica precondizione è che la pena dell'ergastolo inflitta a Battisti - che non esiste nell'ordinamento brasiliano - sia commutata in trent'anni di carcere. Va sottolineato che se - e solo se - i poteri del Ministero della Giustizia venissero revocati la decisione della Corte in merito all'estradizione diverrebbe vincolante: il Presidente in questo caso non potrebbe rifiutarsi di firmare il provvedimento.

Lula sarebbe dunque pronto a pagare il prezzo politico di vedersi togliere il potere discrezionale sulle estradizioni a favore della Corte Suprema, pur di evitare uno scontro istituzionale: un caso come quello attuale - in cui la magistratura potrebbe autorizzare un'estradizione e il Presidente decidere di negarla - è infatti inedito in Brasile e la legge vigente non prevede alcuna soluzione alternativa di arbitrato fra i due poteri.