20 aprile 2024
Aggiornato 13:30

Francia: Il Governo ottiene la fiducia, Parigi torna nella NATO

Passa la linea Sarkozy-Fillon, ma la Sinistra si smarca

PARIGI - Dopo oltre 40 anni dalla storica decisione di Charles De Gaulle di uscire dall'Alleanza Atlantica, la Francia torna ufficialmente nel comando integrato della Nato. Il governo di Francois Fillon ha superato questa sera l'ultimo scoglio, il voto di fiducia in parlamento. L'Assemblea ha approvato con 329 voti favorevoli e 238 contrari le linee guida della politica estera del governo, esprimendo di fatto il proprio consenso al progetto fortemente voluto dal presidente Nicolas Sarkozy e dal suo primo ministro, Francois Fillon. Come contropartita al ritorno nella Nato, che sarà effettivo dal prossimo summit del 3 e 4 aprile a Strasburgo e Kehl, Parigi avrà «senza alcun dubbio» la responsabilità del «Comando alleato per la trasformazione», che ha la sua base a Norfolk, ha annunciato Fillon.

Il voto dell'Assemblea è arrivato in serata, dopo oltre quattro ore di dibattito in aula. Per perorare la sua causa, Fillon ha spiegato che il ritorno della Francia nel comando integrato della Nato non è che un piccolo «aggiustamento» che non provoca «alcuna emozione tra gli stati membri» dell'Alleanza; ma la decisione, ha aggiunto, permetterà a Parigi di essere «alleata e non succube, fedele ma mai sottomessa» agli Stati Uniti, dato che «l'amicizia non va confusa con l'ingenuità». Per il capo del governo francese, «la Nato non è più l'organizzazione di cui parlano certuni», ma una «coalizione di Stati che hanno espresso la volontà di una partecipazione variabile, che si è imposta a discapito degli schemi rigidi della Guerra Fredda».

A favore del governo hanno votato i gruppi UMP e Nuovo centro, fatta eccezione per alcuni esponenti dell'ala più fedele al 'gollismo' che fa capo all'ex presidente Jacques Chirac e all'ex primo ministro Dominique de Villepin.

Socialisti, radicali e sinistra democratica e repubblicana hanno espresso un voto contrario. A spiegare le ragioni della loro opposizione è stato, in particolare, l'ex capo del governo socialista, Laurent Fabius. «Voi ci dite: ci sarà altrettanta indipendenza e più influenza. Ma probabilmente avremo meno indipendenza e certamente meno influenza», ha commentato. La questione oggetto di discussione oggi», ha insistito, citando una frase di De Gaulle, «è sapere se potremo continuare a issare i colori, non semplicemente i colori dei francesi, ma i colori degli europei e i colori di tutti i popoli del mondo attaccati alla libertà, all'uguaglianza, alla pace, allo sviluppo e all'indipendenza dei popoli». Il deputato socialista, d'altra parte, ha elogiato la scelta di De Gaulle, che «invitò a un mondo multipolare» con la sua decisione di lasciare il comando militare integrato della Nato nel 1966. «Voi andate completamente controcorrente, proprio quando questo mondo multipolare è in vista, ritornando alla logica dei blocchi e facendo in modo che l'alfa e l'omega della vostra posizione sia la difesa della Nato, dell'Occidente», ha accusato.

Fabius, che ha rimproverato a Fillon di avere rotto il consenso bipartisan sulle questioni di difesa che esisteva «da decenni», ha lungamente interrogato il governo sulle contropartite ottenute dalla Francia, in particolare in termini di commissioni per l'industria degli armamenti. Il primo ministro non ha fornito risposte certe in proposito, ma ha confermato che la Francia ha chiesto «la possibilità di partecipare, e certamente prendere il controllo di un comando che non esisteva all'epoca di Jacques Chirac, il comando di Norfolk dove si decide la trasformazione dell'Alleanza».