25 aprile 2024
Aggiornato 02:00

In Francia il Parlamento vota oggi il rientro nella Nato

Nonostante le critiche, Governo avrà la fiducia che ha chiesto

PARIGI - Solo il voto del parlamento, atteso per oggi, separa oramai la Francia dal ritorno nel comando militare integrato della Nato. A 43 anni dalla clamorosa decisione di Charles de Gaulle di uscire dall'Alleanza atlantica, il governo francese ha deciso di porre il voto di fiducia. Ma il dibattito sulla politica estera del paese si annuncia tranquillo per il primo ministro Francois Fillon, che può contare sulla maggioranza netta di cui dispone l'Ump in parlamento, nonostante le critiche espresse dai socialisti per «l'atlantismo» di Nicolas Sarkozy.

E non è un caso che l'ex premier Lionel Jospin, che parteciperà per la prima volta dal 2002 alla riunione settimanale del PS, abbia convocato una conferenza stampa in parlamento, alla quale parteciperanno anche Laurent Fabius e l'attuale segretario del partito, Martine Aubry. Membro fondatore della Nato, nel 1949, la Francia non è mai uscita ufficialmente dall'Alleanza ed oggi rappresenta il quarto paese contributore in fatto di bilancio e impegno militare. Dal 1995, migliaia di soldati francesi sono infatti impegnati nelle tre grandi operazioni condotte dall'organizzazione transatlantica, in Bosnia, in Kosovo e in Afghanistan. Nel 1966 tuttavia, il generale Charles de Gaulle decise di sbattere la porta in faccia al comando integrato, in nome della tutela della sovranità della Francia in fatto di politica estera e in un periodo in cui Parigi sviluppava il suo programma nucleare. Il quartier generale fu trasferito dalla capitale francese a Bruxelles nell'ottobre del 1967. Adesso, però, il presidente Sarkozy ha deciso che è arrivato il momento di un ritorno a pieno titolo della Francia nel comando integrato dell'Alleanza. Lo aveva annunciato da mesi, e pochi giorni fa lo ha giustificato spiegando che il ritorno di Parigi «favorisce l'indipendenza nazionale, mentre un allontanamento proclamato ma mai realizzato la limita». Tra l'opportunità di «co-dirigere» e la possibilità di «subire», il presidente ha scelto la prima, «perché gli assenti hanno sempre torto».

«Vogliamo che la Francia abbia tutto il peso che le spetta nella riforma dell'Alleanza: diciamo che la Nato è dominata dagli Stati Uniti», ma come si può pretendere che l'Europa abbia una voce forte all'interno dell'organizzazione «se la Francia non vi partecipa?», ha affermato Sarkozy. L'obiettivo è quello di arrivare «alla testa della Nato» in tre anni. E Parigi, su questo, avrebbe anche ricevuto delle «garanzie». Secondo indiscrezioni, la Francia avrebbe ottenuto uno dei due comandi strategici dell'Alleanza, «il Comando alleato per la trasformazione», che ha sede a Norfolk, e quello di Lisbona, competente per l'Atlantico, l'Africa e la forza di reazione rapida. Di certo, si tratta di una questione delicata, che ha provocato un vivo dibattito in Francia non soltanto tra le fila dell'opposizione ma anche tra esponenti della coalizione di governo. L'ala più fedele al 'gollismo', che fa capo all'ex presidente Jacques Chirac e all'ex premier Dominique de Villepin, resta fortemente contraria all'abbandono della 'eccezione francese'. Non potendo rifiutare la fiducia all'esecutivo, ha spiegato il deputato Jean-Pierre Grand, non saranno pochi gli esponenti dell'Ump - il partito di maggioranza - che diserteranno il voto.

Il dibattito sarà aperto da Fillon alle 16.15. I quattro gruppi politici presenti in parlamento avranno a disposizione 30 minuti ciascuno per esporre i propri argomenti: i principali oratori saranno Jean-Francois Copé (Ump), Laurent Fabius (Ps), Jean-Paul Lecoq (comunisti, Pcf) e Francois Sauvadet (Nuovo centro). Avranno la parola anche alcuni esponenti «dissidenti» della maggioranza mentre non è previsto un intervento di Francois Bayrou, il centrista del MoD feroce oppositore dell'ingresso della Francia nella Nato. Il risultato del voto è previsto intorno alle 20.30. Secondo quanto si è appreso, Fillon dovrebbe spiegare che ritornando nel comando integrato della Nato la Francia sarà «più forte e più influente» e potrà pesare sugli orientamenti di un'Alleanza «più europea».

D'altra parte, Parigi potrà ancora rifiutarsi di partecipare a operazioni decise dalla Nato, mantenendo la propria indipendenza decisionale; sarà senz'altro di nuovo citato il caso della Germania, membro della Nato che nel 2003 si oppose alla guerra in Iraq. Chi si oppone alla decisione denuncia «un allineamento» della Francia alla posizione degli Stati Uniti e «una rottura» delle linee guida della diplomazia francese da De Gaulle in poi. «Il rischio che si corre è quello di un ridimensionamento delle nostre ambizioni e di una banalizzazione della voce della Francia», ha detto Dominique de Villepin in un'intervista a Le Monde.