Nato, Sarkozy annuncia rientro Francia: «Per contare di piu»
Martedì voto, il 3 aprile incontro simbolico con Obama
PARIGI - Una strategia accuratamente predisposta riporta la Francia nella struttura militare della Nato che abbandonò con il generale De Gaulle; oltre quarant'anni dopo, il presidente Nicolas Sarkozy ha usato tutta la sua arte oratoria - fra toni didattici e un lungo elenco di tutti i suoi buoni motivi - per annunciare che «è giunta l'ora» per Parigi di «smettere di escludersi». La ratifica ufficiale arriverà al vertice della Nato che il 3 aprile celebrerà i suoi sessant'anni a Strasburgo: ma poche ore prima Sarkozy incontrerà Barack Obama al cimitero militare americano di Omaha Beach, in Normandia, uno dei modi più simbolici possibili di onorare i rapporti transatlantici di cui la Nato è simbolo.
Un simbolo non sempre all'insegna dell'unanimità, dopo che Francia e Germania si opposero al coinvolgimento diretto dell'Alleanza nell'invasione irachena obbligando l'Amministrazione Bush a ricorrere alla coalizione degli «alleati volenterosi»: ma l'approdo di Obama alla Casa Bianca sembra aver finalmente aperto un nuovo capitolo all'insegna di una maggior cooperazione e Parigi intende approfittarne. Occasione dell'annuncio di Sarkozy, un convegno della Fondazione per la ricerca strategica, opportunamente intitolato «La Francia, la difesa europea e la Nato nel XXI secolo».
Il principio del reintegro era ormai scontato, e sarà sancito martedì da un voto parlamentare che non rischia sconfitte perché il governo ha deciso di chiedere la fiducia, obbligando anche quelle frange della maggioranza assai scontente di questa rinuncia all«eccezione francese'. Sarkozy del resto proprio a loro (alla destra e alla sinistra deluse) si è rivolto di fatto, argomentando per oltre mezz'ora - e senza mancare di sottolineare che la deterrenza nucleare francese rimarrà indipendente. Proprio l'indipendenza nazionale, insiste il Presidente, esce vincitrice dalla vicenda: un rientro «la favorisce, mentre un allontanamento proclamato ma mai realizzato la limita»; la Francia deve «co-dirigere piuttosto che subire»: «Gli assenti hanno sempre torto».
«Vogliamo che la Francia abbia tutto il peso che le spetta nella riforma dell'Alleanza: diciamo che la Nato è dominata dagli Stati Uniti», ma come si può pretendere che l'Europa abbia una voce forte all'interno dell'organizzazione «se la Francia non vi partecipa?», ha continuato Sarkozy. Senza contare, ha aggiunto il Presidente che con l'ingresso della Francia nel comando della Nato, «la Difesa europea sarà più forte: «Io credo più che mai nella Difesa europea». Positiva la reazione dell'Alleanza: il Segretario generale Jaap de Hoop Scheffer ha elogiato l'iniziativa de governo francese sottolineando come si tratti di una decisione sovrana e ricordando come il rientro francese «permetterebbe di rafforzare le capacità della Nato per far fronte alle nuove sfide» nonché «l'influenza francese sulle questioni di Difesa e Sicurezza, sia in seno alla Nato che nell'Unione Europea».
Gli effettivi francesi che faranno parte del comando integrato passeranno da circa un centinaio ad 800, contro i 1.700 tedeschi e i mille britannici: attualmente sono infatti 107 i militari francesi - tra cui un generale e un ammiraglio - in servizio dal 2004 nel Quartier generale di Mons e nei comandi regionali, una presenza dettata dalla partecipazione di Parigi alla Forza di Reazione rapida della Nato. Di fronte a una percentuale di effettivi partecipanti alle varie operazioni militari dell'Alleanza del 7% - e del 12% del budget - la Francia occupa quindi appena l'1% degli incarichi superiori in seno al comando militare. A regime, sui 214 incarichi di ufficiali generali dell'Alleanza previsti dalla riforma in corso per la struttura in tempo di pace la Francia dovrebbe ottenerne 25 o 26, come la Gran Bretagna: un po' meno della trentina statunitensi e dei 27-28 della Germania, mentre l'Italia dovrebbe conservarne 20-21.