29 marzo 2024
Aggiornato 09:00
Ricerca di Confcommercio Roma

Le startup romane godono di buona salute

In un anno non solo sono più che raddoppiate, passando dalle 128 del primo trimestre 2014 alle 270 dello stesso periodo del 2015, ma è cresciuto anche il loro fatturato: quelle con vendite superiori ai 50mila euro sono sono passate dal 22% a oltre la metà in soli 12 mesi, mentre quelle con ricavi inferiori a 10mila euro sono diminuite dal 42% al 26%.

ROMA (askanews) - Le startup romane godono di buona salute: in un anno non solo sono più che raddoppiate, passando dalle 128 del primo trimestre 2014 alle 270 dello stesso periodo del 2015, ma è cresciuto anche il loro fatturato: quelle con vendite superiori ai 50mila euro sono sono passate dal 22% a oltre la metà in soli 12 mesi, mentre quelle con ricavi inferiori a 10mila euro sono diminuite dal 42% al 26%. E' quanto emerge dalla ricerca «Conoscere l'ecosistema romano delle startup 2.0» realizzata da Confcommercio Roma e finanziata dalla Camera di Commercio, presentata stamane.

Per quanto riguarda l'occupazione, in due terzi circa delle startup lavorano da uno a cinque dipendenti mentre solo il 26% di imprenditori dichiara di non aver assunto impiegati. Come ambito di attività, a dominare sono le startup «innovative», quelle che hanno a che fare con Innovation Technology, Internet e il Web, con quasi la metà delle imprese dedicate.

Per quanto riguarda la figura dell'imprenditore, in quattro casi su 5 lo startupper è un uomo, mentre le donne che decidono di fare impresa a Roma, seppure in netta minoranza (20%), pesano comunque di più del dato nazionale. La new economy coinvolge in maggioranza over 35 (50%), un quarto ha fra i 31 e i 35 anni e meno del 4% under 25.

Non mancano le criticità del contesto in cui le startup romane si trovano ad operare: secondo la ricerca, le nuove imprese nascono principalmente grazie a finanziamenti con fondi personali e di familiari e amici (44%). Nel 17% dei casi ottengono fondi attraverso gare, concorsi o bandi pubblici o privati e solo nell'11% dei casi attraverso le banche.