23 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Btp ai minimi storici

Il paradosso italiano: tassi nominali giù, tassi reali sù

Nuovi minimi storici per i titoli di stato italiani. I ribassi dei tassi nominali nell'Eurozona sono favoriti dalla politica monetaria espansiva della Bce, che aumenta la liquidità. Ma esiste un paradosso tutto italiano: se la maggior parte dei paesi dell'UE risparmia sugli interessi nominali, i paesi periferici come l'Italia vedono crescere congiuntamente il peso reale del loro debito.

ROMA - Nuovi minimi storici per i i titoli di stato italiani. Oggi le aste marginali dei Btp hanno confermato il processo di correzione ribassista sui rendimenti dei debiti sovrani dell'Eurozona. Nel caso italiano, il Tesoro ha raccolto complessivamente 7 miliardi di euro: pagherà lo 0,52% sui tre anni, l'1,71% su sette anni e il 3,03% sui quindici anni.

ASIMMETRIE NELL'EUROCLUB - I ribassi dei tassi nominali favoriti dalle decisioni espansive di politica monetaria della Bce che aumentano la liquidità. Però le asimmetrie nell'Euroclub, colpa della frammentazione finanziaria, rimangono ancora piuttosto significative. Grazie al calo dei rendimenti, tutti i paesi dell'area euro risparmiano sugli interessi nominali, ma alcuni di questi, quelli periferici come l'Italia, vedono, a causa della deflazione, crescere il peso reale del debito sia pubblico che privato. I tassi reali di interesse a 12 mesi sul debito pubblico, un benchmark da cui calcolare il finanziamento del capitale circolante delle imprese, in Germania sono intorno a -0,8%%, quelli a 10 anni, benchmark per i finanziamenti di investimenti pluriennali, viaggiano tra zero e +0,1%. Stessa musica in Francia, quelli a 1 anno sono intorno a -0,47%, positivi invece sui dieci anni intorno a +0,9%. Tutt'altra musica in Italia. Nel Bel Paese i tassi interesse reali sul debito pubblico a 12 mesi viaggiano intorno a +0,34%, quelli a 10 anni a +2,50%.

NON C'E' PARTITA PER LE IMPRESE ITALIANE - Oggi proprio nell'asta dei Btp i tassi a 3 anni sono scesi allo 0,52%, se vi si aggiunge il tasso di deflazione (0,1 punti), il rendimento annuo lordo reale a scadenza viaggia intorno allo 0,62%. Ottimo anche il rendimento reale netto 0,37% e con la deflazione si arriva allo 0,47%. E tra tesaurizzare denaro allo 0,30%/0,50% reale o imbarcarsi in un investimento che costa almeno il 4% reale, come segnalato ieri dai dati dell'Abi sui prestiti alle imprese fino a 1 milione, non c'e partita. La preferenza per la liquidità e per la rendita finanziaria resta ben alimentata proprio a scapito della spesa per investimenti reali.

BELPAESE: ALLOCAZIONE INEFFICIENTE DEI CAPITALI - A proposito di investimenti, in Italia la spesa per investimenti ha cominciato a flettere nel corso del 2007, tanto che la formazione annuale di capitale fisso lordo, complice la lunga recessione, oggi è tornata ai ridosso dei livelli del 1995, circa 57 miliardi di euro a giugno 2014 (fonte:Tradingeconomics). Dal 1995 al gennaio 2007, in Italia la formazione annuale di capitale fisso lordo era invece aumentata da 57 a 80 miliardi (+35%). In Germania, nello stesso periodo, da 95 a 112 miliardi (+17%), poi in calo per la recessione e successivamente il ritorno sui livelli del 2007. Dunque, nel periodo 1995-2007, con un tasso di crescita complessivo del capitale fisso lordo più che doppio rispetto alla Germania, l'Italia è arrivata con le ruote sgonfie all'appuntamento con la crisi, distante anni luce dalla competitività tedesca, che ha invece reagito positivamente alla «distruzione creativa» della recessione. Verrebbe da chiedersi se l'allocazione di capitali in Italia sia stata veramente efficiente.