19 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Telegraph: «Organizzò contatti tra Zurich e China Life nel 1995»

La figlia del «macellaio di Tienanamen» sbuca in processo di corruzione

In Cina un nuovo caso di presunta corruzione da parte di un gruppo estero si intreccia con le ferite mai sanate del recente passato. Ora sotto i riflettori finisce il gigante delle assicurazioni svizzero Zurich Insurance, accusato in un processo di aver elargito mazzette a funzionari cinesi

PECHINO - In Cina un nuovo caso di presunta corruzione da parte di un gruppo estero si intreccia con le ferite mai sanate del recente passato. Ora sotto i riflettori finisce il gigante delle assicurazioni svizzero Zurich Insurance, accusato in un processo di aver elargito mazzette a funzionari cinesi quando, nel 1995, a dispetto di tutte le preclusioni che c'erano nel quadro normativo del Dragone, riuscì ad aggiudicarsi una partecipazione rilevante nel colosso locale, la China Life. E l'aspetto più stridente della questione è che per individuare gli «ingranaggi da oliare» il gruppo elvetico si avvalse della figlia del «macellaio di piazza Tienanmen», afferma The Telegraph.

Il quotidiano pubblica in esclusiva alcuni documenti processuali, da cui emerge che la figlia di Li Peng - il premier cinese che nel 1989 capeggiò la sanguinosa repressione per soffocare le proteste popolari - Li Xiaolin, oggi una delle persone più potenti nell'economia cinese assieme al fratello Li Xiaopeng, organizzò i contatti e gli incontri tra i vertici di Zurich e alcuni imprenditori cinesi che detenevano quote rilevanti in China Life.

Questi ultimi accettarono di vendere quasi un quarto del capitale del gruppo. E sottobanco, secondo i documenti citati, ricevettero mazzette per circa 16,9 milioni di dollari su un conto offshore alle Bahamas. Fondi che poi servirono a corrompere vari funzionari cinesi, tramite contanti che venivano elargiti loro durante viaggi all'estero, in particolare negli Usa. Dei vari casi viene poi citato l'acquisto di una casa da 600.000 dollari per la figlia dell'allora ministro delle Finanze cinese, che si trovata negli Usa per studiare.

Sempre secondo il Telegraph, da questi documenti emerge che negli anni passati ingenti ricchezze sono state accumulate dai parenti di vari protagonisti delle sanguinose repressioni del 1989, un premio per i familiari di coloro che hanno consentito di evitare la destabilizzazione del regime comunista cinese.

Un portavoce di Zurcih ha invece rivendicato che la quota detenuta in Cina Life è in regola con tutte le normative cinesi e che al di là di questo non intendeva commentare la questione. Per parte sua uno degli imprenditori cinesi coinvolti, Zhang Hongwei, uno dei magnati cinesi più ricchi, ha negato di aver mai pagato mazzette, aggiungendo che la sua holding non ha mai venduto quote di China Life a Zurich. Si tratta comunque solo dell'ultimo caso, in questi mesi, di un grande gruppo straniero accusato di corruzione in Cina, dopo quelli della casa farmaceutica GlaxoSmithKline e del gruppo alimentare Danone.