Dopo lo spread pensare a imprese e lavoro
L'Associazione Nazionale Studio Problemi del Credito: «Occorrono misure congiunte su occupazione e potere d'acquisto». La ripresa parte dalle donne: il giro d'affari delle imprese a guida femminile, un esercito di oltre 1,2 milioni di aziende in Italia, segna un +1,6% rispetto al 2012
ROMA - «La situazione drammatica fotografata dalla CNA sui dati occupazionali e' realistica ma soprattutto centrale per capire come avviare riforme che non vadano a «sterilizzarsi» per incapacità di avviare il processo di sviluppo; se non si attribuisce priorità, anche temporale, a misure congiunte su occupazione e potere d'acquisto, la crisi di famiglie e Pmi porterà le stesse ad una chiusura totale del credito proprio nel momento di maggiore criticità». Lo afferma in una nota l'Associazione Nazionale Studio Problemi del Credito (Anspc).
Servono interventi a maggior impatto sociale - Per questo il calo dello spread è necessario ma non sufficiente a rimettere in moto produzione e occupazione: «Continua a restringersi il differenziale rispetto al Bund tedesco - afferma l'avvocato Nunzio Bevilacqua, membro del Direttivo di Anspc - E' una cosa ottima, se il risparmio ottenuto dalle Casse dello Stato non fosse minimo rispetto all'aumento del debito pubblico e ci trovassimo in una situazione di 'varo' di riforme già definite nella loro fisionomia; questa volta la 'discesa libera' potrebbe non dipendere solo dalla fiducia nel Paese, considerato il fatto che i mercati raramente si accontentano solo di impegni a lunga scadenza. Ci si augura che nel Decreto del Fare 2 ci sia, guardando l'istantanea di questo momento economico, un allineamento maggiore alle esigenze di un'impresa tutt'altro che fuori dal pantano».
«In una situazione di debito pubblico record e di prospettive di apertura del mercato che rischiano, paradossalmente di non migliorare le condizioni dei cittadini - conclude la nota Anspc -
Spread Btp-Bund ancora in calo a quota 231 - Spread Btp-Bund ancora in discesa in chiusura dei mercati finanziari europei, sui livelli più bassi degli ultimi due anni. Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani e quelli tedeschi è a 231 punti base, mentre in apertura era a 237.
Cresce il giro d'affari delle imprese rosa: +1,6% - La ripresa parte dalle donne: il giro d'affari delle imprese a guida femminile, un esercito di oltre 1,2 milioni di aziende in Italia, segna un +1,6% rispetto al 2012. E crescono anche i fiocchi rosa: nei primi sei mesi del 2013 sono nate 61.744 imprese femminili, 3.895 in più rispetto al primo semestre del 2012, e di queste una su dieci è aperta da una straniera. E' quanto emerge da una elaborazione e da una stima dell'Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese e Istat.
E il giro d'affari registra segni positivi da Nord a Sud: la Lombardia con 172.485 imprese femminili traina la ripresa in rosa (e segna +3% nel giro d'affari) ma danno il proprio contributo anche le imprenditrici del Lazio (quasi 120 mila, +2,9%), del Veneto (quasi 100.000, +2,7%) e della Puglia (82.700 con un volume d'affari in incremento del 2,1%).
In crescita anche le imprenditrici straniere, che al secondo trimestre del 2013 rappresentano l'8,1% del totale delle imprese femminili, (+4,6%). Nei primi sei mesi dell'anno ci sono stati 431 fiocchi rosa stranieri in più rispetto al primo semestre dello scorso anno. Complessivamente le imprese femminili straniere registrano le migliori performance in Emilia Romagna in crescita del 7% rispetto al 2012, in Toscana (+6,2%), in Lombardia e Veneto (entrambi +5,9%). E le imprenditrici straniere si mettono in proprio nel settore del commercio e dei servizi: i più gettonati gli ambulanti (oltre 7.600 fra tessile, abbigliamento, calzature e bigiotteria), bar (oltre 5.500 attività), parrucchieri (più di 3.200) e ristoranti (oltre 3.100), ma anche i mestieri tradizionali legati al «saper fare», come la confezione di articoli di abbigliamento (più di 2.200) e la sartoria su misura (più 1.500). Considerando i principali settori di attività, invece le imprenditrici di casa nostra riscoprono il valore della terra e l'impresa agricola (nelle coltivazioni sono oltre 151 mila le attività imprenditoriali al femminile), ma le donne non rinunciano a fare della cura della bellezza un'impresa con più di 52 mila parrucchiere e oltre 23 mila istituti di bellezza.
Allarme rosso, a fine anno 3,5 mln di disoccupati - Alla fine del 2013 gli italiani che non hanno un lavoro - si legge in una nota del Centro Studi Cna - potrebbero arrivare a 3 milioni e mezzo: 400mila in più dei 3 milioni e centomila di oggi. Nel frattempo, a giugno, il numero degli occupati, circa 22 milioni e mezzo, ha raggiunto il valore più basso del nuovo secolo. Lo riferisce il centro studi della Cna.
«La crisi dell'occupazione si sta aggravando - osserva l'associazione - senza una decisa e tangibile inversione di tendenza che faccia ripartire effettivamente lo sviluppo, la situazione sociale del nostro Paese può diventare critica».
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