Trovata carne equina in pasta fresca prelevata dai NAS a Milano
L'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna di Brescia ha comunicato il riscontro della positività per carni equine, non dichiarate in etichetta, in un campione di pasta fresca ripiena chiamata«Piemontesino al vitello». Coldiretti: «Il 71% degli europei vuole etichetta»
ROMA - L'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna di Brescia ha comunicato il riscontro della positività per carni equine, non dichiarate in etichetta, in un campione di pasta fresca ripiena chiamata«Piemontesino al vitello». Lo comunica il ministero della Salute. Il campione era stato prelevato dal Nas di Milano, nell'ambito del monitoraggio disposto dal ministero della salute, in un ipermercato di Turate, in provincia di Como.
La pasta, da 500 grammi, lotto n. 01/07 con scadenza 13/03/2013, risultata positiva alla prova per la ricerca di carni equine, è stata prodotta e confezionata dalla ditta La Marchesina s.r.l. di Usmate Velate.
Le ulteriori del Nas, estese alle aziende che hanno fornito la materia prima utilizzata dalla ditta lombarda, hanno consentito di procedere al sequestro cautelativo sanitario di 210 kg di carne dichiarata di vitello e di bovino adulto, con contestuale prelievo di campioni, sui quali sono in corso esami analitici.
Coldiretti: Il 71% degli europei vuole etichetta - L'importante attività di controllo dei Nas «deve essere accompagnata da misure strutturali come l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza degli alimenti, ritenuta importante dal 71% dei cittadini europei secondo eurobarometro». Lo afferma la Coldiretti, giudicando positivamente l'azione dei Nas «che ha portato a individuare la presenza di carne di cavallo nei tortelli venduti in un ipermercato di Como e al sequestro di un'intera partita di carne».
«Lo scandalo della carne di cavallo - sottolineano gli agricoltori - ha messo in evidenza l'esistenza di un giro vorticoso di partite di carne che si spostano da un capo all'altro dell'Europa attraverso intermediazioni poco trasparenti. Un meccanismo che rende difficile risalire all'origine delle contaminazioni sia per le multinazionali sia per le piccole aziende, che dovrebbero invece valutare concretamente l'opportunità di risparmiare sui trasporti per acquistare prodotti locali che offrono maggiori garanzie di qualità e sicurezza alimentare».
«Il 65% degli italiani - secondo un'indagine Coldiretti-Swg - si sente garantito da un marchio degli agricoltori italiani, il 16% da quello della distribuzione commerciale e appena il 9% da uno industriale».