24 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Per la prima volta dal 1995

Salari giù dell'1,3% nel 2011

Bankitalia: Cresce la fascia sociale di lavoratori a basso reddito. Nel settore privato il calo ha interessato essenzialmente i servizi, a fronte di una sostanziale stagnazione nell'industria

ROMA - La crisi pesa sempre di più sugli strati più bassi della piramide sociale. Come ha rilevato la Banca d'Italia, gli stipendi dei lavoratori dipendenti nel 2011 si sono ridotti dell'1,3%, per la prima volta dal 1995. Infatti, ha spiegato la Banca d'Italia nella Relazione annuale, a fronte di un incremento dei prezzi al consumo che riflette soprattutto il rincaro dei prodotti energetici e l'aumento delle imposte indirette nella media del 2011 le retribuzioni di fatto per unità di lavoro dipendente si sono contratte in termini reali. Nel settore privato il calo ha interessato essenzialmente i servizi, a fronte di una sostanziale stagnazione nell'industria

Un analogo peggioramento lo studio lo ha rilevato nella disponibilità di salario per le famiglie italiane delle fasce più basse. Secondo l'Indagine condotta con cadenza biennale dalla Banca d'Italia sui bilanci delle famiglie italiane, tra il 2008 e il 2010 le retribuzioni reali mensili pro capite dei lavoratori dipendenti a tempo pieno, al netto di imposte e contributi sociali, erano cresciute dello 0,8 per cento; l'aumento era stato più pronunciato per le donne (2,0 per cento). La quota di lavoratori a bassa retribuzione era salita di tre decimi di punto percentuale, al 9,4 per cento. Per effetto dell'espansione del part-time, le retribuzioni nette medie per il totale dei lavoratori dipendenti erano diminuite dello 0,2 per cento, riflettendo esclusivamente il calo nel Mezzogiorno (-1,0 per cento).

Tra il 2008 e il 2010 il reddito disponibile equivalente familiare reale era diminuito dello 0,7 per cento, meno che nel biennio precedente (-3,6 per cento, tav. 9.6). Nelle unità familiari con un lavoratore dipendente come capofamiglia, la contrazione era stata dello 0,5 per cento (-4,9 per cento nel biennio precedente); nelle famiglie di lavoratori indipendenti si registrava un aumento dell'1,6 per cento, che permetteva un parziale recupero del calo osservato tra il 2006 e il 2008 (-10,4 per cento).

Nel complesso delle famiglie, il reddito da lavoro dipendente rappresentava il 39,5 per cento del reddito totale e la sua quota era diminuita di 1,2 punti tra il 2006 e il 2010. Nello stesso periodo, il reddito da lavoro autonomo subiva una flessione pari a 2,3 punti, attestandosi al 12,8 per cento nel 2010. Aumentavano le quote relative ai redditi da pensione e da trasferimenti (1,9 punti, al 25,4 per cento) e da capitale (1,5 punti, al 22,2 per cento).

Complessivamente però, ha concluso lo studio, la disuguaglianza complessiva nella distribuzione dei redditi familiari misurata dall'indice di Gini rimaneva sostanzialmente stabile tra il 2008 e il 2010, come nel decennio precedente.