19 marzo 2024
Aggiornato 07:30
L’analisi del prof. Ermanno Comegna per Fieragricola

Agricoltura, dalla Lira all’Euro: giù i redditi (-14,6%), bilancia commerciale positiva

Sotto la lente il periodo 2001-2011, alla vigilia della moneta unica europea: diminuiscono i prezzi reali dei prodotti agricoli (-5 per cento) e aumentano i costi di produzione (+15 per cento). L’Italia sotto la media Ue: -35,6 per cento. Ma grazie alla dieta mediterranea l’export vola (+72 per cento)

VERONA - C’è chi li ha ribattezzati «i dieci anni che sconvolsero l’agricoltura» e chi invece ha saputo trarre una lettura meno drammatica. Fatto sta che dal 2001 al 2011, ultima stagione della lira prima dell’entrata in vigore dell’euro (che esordì col 1° gennaio 2012), molte cose sono cambiate. Fieragricola, la rassegna internazionale di Veronafiere dedicata al comparto agricolo (in programma dal 2 al 5 febbraio prossimi, www.fieragricola.it), ha chiesto al professor Ermanno Comegna, economista agrario, esperto di Politica agricola comune e direttore della rivista «Latte d’Italia», come si è evoluta l’agricoltura nei dieci anni che hanno di fatto portato dalla lira alla moneta unica europea. Naturalmente, ampliando lo sguardo su uno scenario sovranazionale.

«In dieci anni - analizza Comegna - molto è cambiato. Tre mi sembrano possano essere individuati come fenomeni principali: l’indebolimento dei redditi agricoli; il processo di ristrutturazione e adattamento del settore alle sollecitazioni provenienti dall’esterno; il maggior orientamento al mercato, dopo i vari processi di riforma della Pac e di allargamento dell’Unione europea».

Dunque, non soltanto ombre. Anzi. «Una considerazione che riguarda da vicino il sistema agroalimentare italiano è indubbiamente positiva – prosegue Comegna -. I prodotti mediterranei hanno registrato una performance sul mercato internazionale migliore in termini di esportazioni rispetto al complesso delle produzioni agricole ed alimentari europee».

Redditi in frenata: -14,6 per cento in termini reali. «Dal 2001 al 2011 i prezzi pagati ai produttori in termini reali sono diminuiti del 5 per cento, mentre i costi sostenuti dagli agricoltori per acquistare i mezzi tecnici sono aumentati del 15 per cento, sempre in termini reali».

Calcolatrice alla mano, i redditi reali in agricoltura sono diminuiti pertanto del 14,6 per cento. «L’Italia è andata peggio della media comunitaria – osserva il professore - segnando un calo cumulato del reddito agricolo complessivo in termini reali dal 2001 al 2011 del 35,6 per cento».

Se ad esempio si confronta il prezzo in Italia del latte crudo alla stalla si passa dai 36,5 centesimi per litro del 2001 ai 39 del 2011, con una differenza del 6,8 per cento. Tuttavia, nello stesso intervallo di tempo il prezzo pagato dagli allevatori per l’acquisto degli alimenti zootecnici è aumentato del 15 per cento e l’incidenza della voce di spesa mangimi e altri alimenti per il bestiame è salita dal 54 al 62 per cento.

Nell’intervallo 2001-2011 i prezzi nominali dei maggiori prodotti agricoli sono aumentati, secondo i dati rilevati dalla Commissione europea all’Agricoltura. Così si evince per il frumento tenero panificabile, quotato 140,33 euro/tonnellata nel gennaio 2001 e 185,96 nel dicembre 2011; il mais, passato dai 138,80 del 2001 a 180,09 euro/tonnellata del 2011; il  frumento duro è schizzato da 152,38 (gennaio 2001) a 279,66 euro/tonnellata (dicembre 2011). In salita anche il burro, passato da 331,41 a 380,24 (prezzi in euro per quintale).

Ristrutturazione e proiezione internazionale: positiva la bilancia commerciale europea. Dall’avvento dell’euro ad oggi, il sistema agricolo europeo ha registrato una diminuzione del 24,3 per cento del numero di posti di lavoro a tempo pieno, con la perdita di 4 milioni di unità lavorative.

«Nello stesso tempo, però, ha manifestato una forte apertura nei confronti del contesto internazionale: le esportazioni complessive sono aumentate del 60 per cento, mentre l’import è cresciuto del 37 per cento. Da un saldo negativo di 5,1 miliardi di euro nel 2001, si è passato ad un avanzo di 6,2 miliardi di euro».

Da 6 milioni a 13,7 milioni di agricoltori: Pac più leggera e imprese agricole molto più marketing oriented. Le continue riforme della Pac combinate con l’allargamento dell’Unione europea hanno prodotto un ridimensionamento della politica di sostegno a favore del settore ed un maggiore orientamento al mercato delle imprese.

Infatti, come ricorda il prof. Comegna, «dal 2001 al 2011 il peso della Pac sul bilancio complessivo europeo è passato dal 54 per cento al 43,7 per cento e l’incidenza del costo della Pac sul Pil è diminuita del 10 per cento, attestandosi nel 2011 ad appena lo 0,44 per cento».

Nel 2001 c'erano 15 Paesi membri, con 6 milioni di agricoltori, 125 milioni di ettari ed una spesa agricola di 44 miliardi di euro. Nel 2011 l’Ue spende per la Pac 55 miliardi di euro, ma i Paesi membri sono 27, con 13,7 milioni di agricoltori e 172 milioni di ettari.

Per i prodotti mediterranei è boom di esportazioni: +72 per cento. Osservando in particolare le produzioni mediterranee, emerge come tali prodotti abbiano registrato negli ultimi 10 anni un eccezionale incremento delle esportazioni, con un +72 per cento, a fronte dell’aumento del 60 per cento dei prodotti agricoli europei nel loro complesso. Merito anche della notorietà della dieta mediterranea, che dal novembre 2010 è stata dichiarata dall’Unesco «patrimonio culturale immateriale dell’umanità».