19 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Utili boom per il gruppo svedese

Ikea cresce anche in tempi di crisi

Utili +10,3% a 2,97 miliardi euro. Fatturato +6,9% a 24,7 miliardi. «Le vendite - ha spiegato l'amministratore delegato Mikael Olsson in una nota - sono cresciute in quasi tutti i Paesi, con i nostri migliori incrementi in Russia, Cina e Polonia»

STOCCOLMA - Risultati boom per Ikea, anche in tempi di crisi economica. Il colosso svedese, leader mondiale nella vendita di mobili, archivia un esercizio 2011 eccezionale, con utili netti record (+10,3% a 2,97 miliardi di euro) e un fatturato globale cresciuto del 6,95 a 24,7 miliardi nell'esercizio conclusosi nello scorso mese di agosto. «Le vendite - ha spiegato l'amministratore delegato Mikael Olsson in una nota - sono cresciute in quasi tutti i Paesi, con i nostri migliori incrementi in Russia, Cina e polonia. E abbiamo guadagnato quote di mercato in quasi tutti i mercati».

I prezzi sono stati uno degli assi della manica di questo successo: «malgrado l'aumento del costo per molte materie prime, abbiamo tagliato i prezzi per i nostri clienti nella misura del 2,6%, mentre la qualità è aumentata».
Se la crisi internazionale, come ha spiegato il direttore finanziario Soeren Hansen, ha reso l'esercizio 2011 «una sfida per molti di noi» è altrettanto vero che «essere consapevoli dei costi è parte del dna dell'Ikea...e siamo fortunati per avere le risorse per navigare in sicurezza in climi economici incerti».

L'azienda investirà 3 miliardi nel 2012 - La multinazionale svedese, che non è quotata in borsa, sta andando talmente bene che pensa di investire 3 miliardi di euro nel 2012 «nei negozi, fabbriche e centri al dettaglio,e anche nell'espansione delle nostre centrali eoliche e solari». In espansione anche i punti vendita: nell'esercizio ne sono stati aperti 7 nuovi in altrettanti Paesi portando la rete a 287 magazzini i 26 Paesi. Con 4 mila dipendenti in più che portano il totale a 131 mila. L'Europa pesa per il 79% del fatturato, il Nord America per il 14%, Russia, Asia e Australia per il residuo 7%.