15 ottobre 2025
Aggiornato 11:30
Indagine Istat sulla conciliazione tra lavoro e famiglia

La cura della famiglia limita la partecipazione delle donne al lavoro

La mancanza di servizi di supporto ne ostacola il tempo pieno. L'assenza temporanea dal lavoro per accudire i figli continua a riguardare, invece, solo una parte marginale di padri

ROMA - La mancanza di servizi di supporto nelle attività di cura rappresenta un ostacolo per il lavoro a tempo pieno di 204mila donne occupate part time (il 14,3%) e per l'ingresso nel mercato del lavoro di 489mila donne non occupate (l'11,6%). E' quanto rileva un'indagine dell'Istat sulla conciliazione tra lavoro e famiglia.

Sono 702mila le occupate con figli minori di 8 anni che dichiarano di aver interrotto temporaneamente l'attività lavorativa per almeno un mese dopo la nascita del figlio più piccolo (il 37,5% del totale delle madri occupate). L'assenza temporanea dal lavoro per accudire i figli continua a riguardare, invece, solo una parte marginale di padri. Anche il congedo parentale è utilizzato prevalentemente dalle donne, riguardando una madre occupata ogni due a fronte di una percentuale del 6,9% dei padri.

Sono circa 15 milioni 182mila (il 38,4% della popolazione di riferimento) le persone che nel 2010 dichiarano di prendersi regolarmente cura di figli coabitanti minori di 15 anni, oppure di altri bambini, di adulti malati, disabili o di anziani. Il 27,7% delle persone tra i 15 e i 64 anni ha figli coabitanti minori di 15 anni, il 6,7% si prende regolarmente cura di altri bambini e l'8,4% di adulti o anziani bisognosi di assistenza. Le donne sono coinvolte in questo tipo di responsabilità di cura più spesso degli uomini (42,3% contro il 34,5%) e anche per questo risulta più bassa la loro partecipazione al mercato del lavoro. Tra le madri di 25-54 anni, la quota di occupate è pari al 55,5%, mentre tra i padri raggiunge il 90,6%.