29 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Italpig: gli ultimi dati sui mangimi

L’alimentazione incide per il 60% sull’allevamento dei suini

Negli ultimi 12 mesi: mais +25%, grano +15%, orzo +16%. E la crisi degli allevatori continua e si aggrava

CREMONA - Mangimi e suinicoltura. Per gli allevatori la voce destinata all’alimentazione dei suini è da sempre tra le più onerose: il costo di produzione infatti, secondo il Crpa (Centro ricerche produzioni animali), attribuisce all’alimentazione una quota di circa il 60% del totale, e la volatilità dei prezzi delle materie prime insieme alle quotazioni degli animali hanno inciso negativamente sulla redditività delle aziende.

Qual è l’analisi dell’attuale situazione? E quali prospettive nel breve-medio periodo?
«I prezzi delle materie prime per mangimi hanno subito negli ultimi 18 mesi una crescita costante –spiega Silvio Ferrari, presidente di Assalzoo (Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici) – che ha portato il livello di alcune di esse, in particolare i cereali, ad aumenti molto consistenti. Limitando l’analisi agli ultimi 12 mesi vorrei ricordare che il prezzo del mais è cresciuto di un ulteriore 25% circa, il  grano tenero di circa il 15% e l’orzo del 16%. Si tratta quindi di aumenti notevoli che non hanno mancato di pesare su una zootecnia non proprio in salute».

E’ azzardato parlare di stabilità dei prezzi delle materie prime o è più corretto ritenere che una certa forma di speculazione è ancora in atto?
«Possiamo dire che la fase di forte ascesa dei prezzi sembra essersi attenuata, ma di certo non possiamo considerare il mercato delle materie prime per mangimi in una fase stabile. Permangono troppe variabili che possono determinare rapide fluttuazioni: il livello delle produzioni è in diminuzione a fronte di una domanda in crescita e questo non solo a livello nazionale o europeo, anche mondiale. Le scorte, sempre a livello mondiale, sono state intaccate e non abbiamo ancora ricostituito quelle che avevamo prima del 2007. A livello europeo poi il problema è ancora più preoccupante perché in questo caso ci troviamo di fronte ad un completo azzeramento delle scorte.»

Molte aziende suinicole hanno chiuso e altre, pur di sopravvivere, hanno optato per le soccide. Dal vostro punto di osservazione come sta evolvendo la suinicoltura italiana?
«Credo che anche in questo settore sia auspicabile venga ricercata e favorita una maggiore integrazione di filiera, indispensabile per aiutarci ad uscire da una crisi divenuta per questo settore strutturale. Occorre crescere in efficienza e abbattere dove possibile costi che spesso mettono fuori mercato i nostri allevamenti suinicoli. È evidente che oggi la soccida stia riscuotendo successo, perché è l’unico strumento a disposizione della filiera suinicola che consente di ottenere risultati. E’ altrettanto vero però che essa snatura il ruolo imprenditoriale dell’allevatore, che a conti fatti diventa un dipendente».

Quali sono le previsioni circa i prezzi delle materie prime per i prossimi mesi?
«Come già accennato il mercato delle materie prime si è progressivamente riposizionato su livelli completamente diversi rispetto a 18 mesi fa. Dobbiamo ormai ritenere che questi prezzi, oscillanti intorno ai 200 euro/t. per quanto riguarda ad esempio il mais, possono rappresentare una soglia di base. Difficile immaginare che si possa tornare indietro».

Si può essere ottimisti riguardo la suinicoltura italiana?
«Bisogna esserlo. Nell’ultimo trimestre le quotazioni sono andate bene e per i prossimi 4 mesi sembra profilarsi la possibilità di mantenere margini positivi. È evidente però che questa tendenza dovrà continuare per un periodo lungo affinché le aziende possano raggiungere una soglia di maggiore sicurezza finanziaria. Nell’ultimo anno i costi alimentari hanno eroso la marginalità dell’allevatore nonostante alcuni attori della filiera, mangimisti su tutti, abbiano compresso la propria marginalità per supportare il comparto, ma credo che debba essere fatto uno sforzo maggiore anche a valle della filiera».

Di carne al fuoco del dibattito ce n’è davvero molta. E Italpig, il punto di riferimento della suinicoltura nazionale in programma alla Fiera di Cremona dal 27 al 30 ottobre 2011, sarà il luogo più adatto per un’analisi approfondita sulle migliori soluzioni da adottare per rilanciare definitivamente il comparto suinicolo italiano, grazie anche ai numerosi appuntamenti convegnistico-seminariali in cui si confronteranno tutti gli operatori della filiera a livello internazionale.