Computer e unità periferiche trascinano l’export lodigiano
La Spagna con il 35% mercato di riferimento delle nostre imprese in Europa
LODI - Un recentissimo studio di Prometeia condotto per Unioncamere Lombardia focalizza l’analisi delle esportazioni lombarde sul biennio 2008 e 2009 e sull’anno seguente permettendo in un certo senso un maggior dettaglio e approfondimento di lettura delle esportazioni lombarde e di quelle provinciali negli anni recenti.
Nell’ultimo decennio la perdita di quote di mercato sulla domanda mondiale è stata più marcata in Lombardia anche perché le esportazioni lombarde hanno cominciato a rallentare già a partire dal 2008, a seguito del rallentamento della domanda di alcuni comparti dell’export regionale - meccanica, chimica e prodotti in metallo -, che sono poi anche quelli di punta del lodigiano.
Tra il 1998 e il 2010 mentre la quota delle esportazioni lombarde è sceso in Italia dal 28,9% al 27,8%, la quota delle esportazioni lodigiane ha visto crescere (leggermente) la propria incidenza (dallo 0,2% allo 0,4%) insieme a quelle di Cremona e Pavia. Va in ogni caso tenuto conto dell’ incidenza piuttosto contenuta delle tre province, che insieme realizzano poco più di due punti percentuali del totale.
Come si coglie dalla «lettura» dello studio condotta dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Lodi, nel periodo 2007-2009 la crisi ha colpito in maniera marcata Brescia e Bergamo – due province che dopo Milano, realizzano un peso sull’export lombardo superiore al 10% -, che hanno accusato rispettivamente una variazione percentuale di -15,6% e di -12,3% , superando in ciò nettamente la variazione media accusata dalla Lombardia (-10,2%) e dall’Italia (-10,6%).
Nello stesso arco di tempo l’export lodigiano ha presentato una variazione sfavorevole (-4,2%), ma meno pesante, che è stata, insieme a quelle di Pavia (-1,4) e Sondrio (-7,7) tra le più basse a livello regionale.
Fa da contraltare all’andamento il dato 2009-2010 (indicato nello studio Prometeia come «dopo crisi»), peraltro confermato anche dalle più recenti elaborazioni dell’Ufficio studi camerale su dati Istat relativi al secondo trimestre del 2011.
In tale contesto (2009-2010) le esportazioni lodigiane sono cresciute meno di quelle lombarde (+14,2%), che hanno invece conosciuto una vera e propria performance con Cremona (+27,6%), Mantova (+21,3%) e Brescia (+18,2%), mentre Lodi è migliorata «solo» del 9,1%.
Nel lungo periodo (1998-2010), tuttavia, mentre l’export della Lombardia e dell’Italia è migliorato mediamente di tre punti percentuali, nel lodigiano ha fatto meglio di tutte le altre province, mettendo a segno un +9,7%, al quale fanno seguito gli andamenti di Cremona (+7,2%), Mantova (+4,4%) e Pavia (4,2%).
La composizione dell’export regionale per area di destinazione, evidenzia la preponderanza dell’Unione Europea che nel 2010 ha accolto il 56% delle merci lombarde, un dato relativo che nel lodigiano raggiunge l’80% (90% se si considera l’Europa in senso ampio).
Nel 2010 la meccanica ha rappresentato il principale settore di esportazione della Lombardia, pari al 20%, seguiti dai prodotti in metallo (17%), dal comparto chimico (14%), mentre si riduce il peso delle macchine elettriche, elettroniche, ottiche (12,8%).
La rilevazione dell’Ufficio Studi camerale relativa ai primo sei mesi 2011, conferma la ripresa dell’export lodigiano e, all’interno di questo risveglio, manifesta interessanti spostamenti che riguardano settori trainanti e le aree geografiche di mercato.
Complessivamente le esportazioni lodigiane nei primi sei mesi dell’anno in corso sono risultate pari a 998 milioni di euro, il 77% in più rispetto al giugno 2010. Si tratta della variazione più marcata tra quelle segnalate dalle province lombarde che mediamente hanno avuto un incremento del 15%.
Nel confronto sui dati relativi al singolo trimestre (aprile-giugno), Lodi vanta la performance migliore con un incremento del 12% tendenziale e del 7% rispetto ai primi tre mesi dell’anno.
A sostenere la crescita dell’export lodigiano è stata soprattutto la domanda dei paesi europei, dell’Unione ed Eetra-Unione.
In particolare, le esportazioni fanno notare come il lodigiano abbia saputo cogliere i fermenti di ripresa della Spagna, almeno quelli che hanno dato vivacità alla domanda di computer, unità periferiche e componentistica.
Computer e informatica detengono attualmente la quota più consistente (20,15%) delle nostre esportazioni, seguita dalle apparecchiature per telecomunicazioni (12,51%), dai motori, generatori, trasformatori elettrici (7,84%) e dalle specialità chimiche per uso domestico, saponi, detergenti, saponi e prodotti per la pulizia e la lucidatura (9,83%).
Le aziende lodigiane marcano ulteriormente il loro carattere eurocentrico, con una maggiore presenza sul mercato europeo. Dei 998 milioni di valore di prodotti e trasformati esportati nei sei mesi del 2011, 993 milioni (il 92,55%) sono finiti in Paesi europei e l’86,80% in Paesi dell’Unione. Solo 36 milioni sono stati destinati al mercato asiatico. L’andamento, considerato sui dodici mesi, denuncia una perdita d’interesse per quelle aree il cui peso sulle nostre esportazioni è sceso dal 6,80% al 3,63%.
Grazie all’aggregato «Computer e unità periferiche), tuttavia l’export locale ha conosciuto un vero exploit, passando da 35 a 323 milioni di euro che ha permesso alla Spagna di diventare con il 35% il paese di riferimento in Europa delle imprese esportatrici del lodigiano.
UNA DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE ALESSANDRO ZUCCHETTI: «E’ consolante che mentre il motore dell’export sembra perdere giri rispetto al 2010 per colpa di una riduzione del commercio mondiale, quello lodigiano, all’interno di quello regionale, presenti alcuni apprezzabili segnali di miglioramento rispetto al trimestre precedente sia sui dodici mesi, anche se per merito principalmente solo di alcuni settori.
E’ evidente che non basta a sanare localmente le piaghe della recessione in quando il valore delle nostre esportazioni è tuttora su livelli insufficienti. Ma di fronte alle previsioni di un commercio mondiale in rallentamento, il dato lodigiano dà fiducia e può essere di incitamento alle nostre imprese per accrescere la propria propensione verso l’ estero.
Non dimentichiamo che i nostri conti con l’estero sono strutturalmente in passivo (544 milioni nel secondo trimestre), serve quindi maggiore convinzione e decisione nel puntare sui mercati internazionali.»
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