I bambini muoiono in silenzio all'ospedale Banadir
Un'Infermiera: «Tanti sono troppo malati». Unicef: «Corsa contro il tempo per salvare bambini». Fao: «Abbiamo i mezzi, ma mancano i fondi contro la siccità»
MOGADISCIO - Mulmilla ha dolcemente chiuso gli occhi di suo figlio di due anni, ha avvolto il suo corpo scheletrico in una coperta ed è uscita dall'ospedale per seppellirlo: come altri bambini vittime della carestia somala, anche il piccolo Mohamed è arrivato troppo tardi all'ospedale Banadir di Mogadiscio per essere salvato.
Mio figlio è morto», ha detto Mulmilla prima di lasciare il reparto pediatrico dell'ospedale, sotto lo sguardo distratto degli infermieri che devono prestare cure urgenti a un'altra decina di bambini che lottano tra la vita e la morte. Tutti affetti da malnutrizione grave.
Secondo stime Onu, sono circa 3,6 milioni i somali che oggi rischiano di morire di fame a causa della siccità e della carestia che hanno colpito il Paese; di questi 1,2 milione sono bambini.
All'ospedale Banadir arrivano tante mamme in fuga dalle campagne devastate dalla carestia, con i loro lattanti in braccio, esauste dopo giorni o settimane di marcia. L'ospedale, un edificio fatiscente senza acqua potabile né elettricità, rappresenta oggi l'ultima speranza per quanti vi arrivano: «Facciamo ciò possiamo», sospira Asli Ali, un'infermiera occupata a infilare sondini nel naso di bambini troppo deboli per alimentarsi da soli. «Arrivano tutti i giorni e tanti sono troppo malati», ha aggiunto.
Un'ora prima della morte di Mohamed, altri tre bambini sono deceduti nell'ospedale. Come Mulmilla, fuggita dalla carestia che ha colpito la sua regione, la Bassa Shabelle, per raggiungere Mogadiscio, più di 100.000 persone si sono riversate nella capitale negli ultimi due mesi. «Sono troppi per potercene occupare», denuncia l'infermiera, indicando le assi di legno trasformate in letti per accogliere i bambini, mentre altri giacciono semplicemente a terra.
L'ospedale è tanto affollato che manca anche lo spazio per separare i bambini colpiti dal morbillo da quelli risparmiati dall'infezione virale. Negli ultimi giorni sono stati registrati anche casi di colera o dissenteria acuta, ma nonostante il sovraffollamento, nell'ospedale regna il silenzio, rotto solo da qualche colpo di tosse.
FAO: «Abbiamo i mezzi ma mancano i fondi contro la siccità» - La carestia e la siccità nel Corno d'Africa sono «inammissibili» a fronte delle risorse finanziarie e tecnologiche oggi a disposizione della comunità internazionale.
Così il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, ha aperto i lavori della riunione sulla siccità e la carestia in corso a Roma, sottolineando come lo scopo del vertice sia quello di rappresentare un «passo avanti rispetto a quello del 25 luglio scorso» con «progetti e programmi concreti» per far fronte non solo all'emergenza, ma «il problema alle sue radici».
«E' nostro dovere aiutare le popolazioni del Corno d'Africa in modo efficace perché è inammissibile che oggi, con le risorse finanziarie, le tecnologie e le competenze a nostra disposizione più di 12 milioni di persone siano minacciate di morire di fame», ha detto Diouf.
«Sono a nostra disposizione piani di investimento già definiti e approvati, ma mancano i finanziamenti - ha aggiunto - se i governi e i loro partner non investono ora, la spaventosa carestia che stiamo cercando di contrastare si ripresenterà e sarà una vergogna per la comunità internazionale». Le Nazioni Unite hanno stimato in 2,4 miliardi di dollari gli aiuti necessari per far fronte a carestia e siccità nella regione.
Nuovo volo italiano con 30 tonnellate di aiuti - Un nuovo volo con 30 tonnellate di aiuti, allestito dalla Cooperazione italiana, partirà questa sera da Brindisi diretto in Kenya, per far fronte ai bisogni delle popolazioni del Corno d'Africa colpite da carestia e siccità.
Stando a quanto si apprende in una nota della Farnesina, il volo giungerà a Nairobi domani mattina con a bordo beni come tende, contenitori per l'acqua potabile, generatori elettrici, coperte, set da cucina per famiglie per un totale di 30 tonnellate.
A Nairobi, il personale della Cooperazione consegnerà i beni all'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), che ne curerà il trasferimento e la distribuzione ai campi di Dadaab, nel nord del Paese, dove si trovano oltre 400.000 rifugiati, in prevalenza donne e bambini provenienti dalla Somalia.
La Farnesina precisa che l'operazione, per un valore complessivo di 300.000 euro, fa seguito al volo della Cooperazione Italiana giunto a Nairobi lo scorso 2 agosto, con a bordo 40 tonnellate di beni alimentari donati alla Croce Rossa del Kenya. Nell'area del Corno d'Africa sono inoltre in corso altri interventi della Cooperazione italiana, per un valore di 11,5 milioni di Euro.
Unicef: «Corsa contro il tempo per salvare bambini» - Sono 2,34 milioni i bambini malnutriti che hanno «immediato bisogno di aiuto umanitario» nel Corno d'Africa, dove siccità e carestia minacciano complessivamente 12,4 milioni di persone. E' quanto ribadisce oggi l'Unicef, ricordando che sono 600.000 bambini malnutriti in modo grave.
«L'Unicef ha sostenuto sin dall'inizio che questa è la carestia dei bambini e per questo ha fissato fra i primi e più urgenti obiettivi il raggiungimento di tutti i più piccoli con la campagna di vaccinazione», si legge in un comunicato. Nei campi profughi di Dadaab, la campagna di vaccinazione (antipolio, anti morbillo, somministrazione di vitamina A e di vermifughi) è stata completata il 5 agosto, raggiungendo oltre 70.000 bambini, il 95% di quelli registrati nei campi. A Dadaab, sottolinea l'Agenzia Onu, oltre la metà degli oltre 400.000 profughi sono bambini, compresi 400 minori non accompagnati: il 90% delle donne arriva nei campi con in media 4 figli, spesso in condizioni terribili, tutti malnutriti o gravemente indeboliti.
L'Unicef lancia quindi l'allarme sul probabile aggravarsi della siccità nei prossimi mesi, con il culmine della stagione secca attorno alla metà di settembre, e una stima dei raccolti dimezzata rispetto alla media degli ultimi 15 anni solo nella regione somala. Proprio in Somalia, rimane ancora molto complicato per gli operatori far pervenire gli aiuti nel Sud, sotto il controllo degli Shabab.
L'agenzia Onu rinnova infine il suo appello per raccogliere i fondi necessari, ricordando che dei 315 milioni di dollari necessari agli aiuti nei primi sei mesi è stato raccolto finora solo il 56%: «Per salvare la vita a un bambino bastano circa 35 euro».