18 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Manovra | Scuola

D'ora in poi anche i professori in pensione 1 anno dopo

E per chi lascia prima la liquidazione dopo 2 anni anziché 6 mesi

ROMA - Nella manovra bis di ferragosto non sono previsti ulteriori tagli al settore istruzione, ma alcune importanti modifiche, peggiorative, che riguardano gli insegnanti ed il personale non docente (amministrativi, tecnici ed ausiliari) che d'ora in poi lasceranno il servizio per entrare nel regime pensionistico.

La prima novità riguarda l'allineamento della finestra pensionistica agli altri dipendenti del pubblico impiego: nel comma 21 dell'art. 1 delle 'Disposizioni per la stabilizzazione finanziaria' approvate ieri dal Cdm, si indica che mentre sino ad oggi il personale che opera nella scuola lasciava il lavoro, sia per la pensione di vecchiaia che per quella di anzianità (in media 25-30mila dipendenti l'anno), obbligatoriamente dal 1° settembre, in corrispondenza dell'avvio di ogni nuovo anno scolastico, dal 2012 andrà in pensione con 12 mesi di ritardo.

Il personale della scuola, come quello di tutto il pubblico impiego, sempre in procinto di andare in pensione anticipatamente, subirà anche un altro 'danno': potrà percepire il trattamento di fine rapporto non più entro i canonici 6-9 mesi, ma a due anni di distanza dalla fine del rapporto di lavoro. Lo slittamento di un anno e mezzo per percepire la liquidazione, che nel pubblico impiego è pari a circa 65 mila euro, non toccherà invece coloro che lasceranno per raggiunti limiti di età: chi percepirà la pensione di vecchiaia, per aver raggiunto i 65 anni, continuerà ad avere l'assegno della liquidazione entro 6 mesi.

Rimane invece ancora da chiarire se l'eventuale decurtazione della tredicesima, conseguente a scarsa produttività, prevista sempre dalla manovra bis, possa essere applicata anche ai dipendenti della Pa. Per quanto riguarda il taglio agli enti locali, sembra farsi largo la possibilità che possa colpire gioco-forza il diritto allo studio universitario (di competenza delle regioni).

Su quest'ultimo punto gli studenti si sono già fatti sentire: Raffaele Serra, presidente del Sindacato degli Universitari - Alma Mater, ha chiesto a «che i Rettori e i governatori regionali rassicurino la popolazione studentesca in merito al futuro del finanziamento delle borse di studio e si facciano portatori dell'enorme problema a livello nazionale nel caso la nuova situazione di bilancio metta a rischio l'accesso di tutti alla formazione universitaria».

Anche secondo Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, «con le norme di Sacconi su contratti e art.18 si cancellano anni di conquiste di civiltà nel lavoro. Nel pubblico impiego dopo il blocco dei contratti e degli stipendi con la manovra adesso si congelano per due anni le liquidazioni e si minaccia di non pagare le tredicesime. Tra i provvedimenti ingiusti sulle pensioni si estende anche alla scuola la finestra di uscita per i pensionamenti che significherà 12 mesi in più di lavoro. I tagli pesantissimi su Regioni ed enti locali avranno effetti disastrosi sul sistema d'istruzione già devastato - conclude Pantaleo - dai tegli epocali del duo Gelmini-Tremonti».