24 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Politiche energetiche

Levati: bene le linee guida su Made in Europe nel fotovoltaico

Il presidente di IFI, Industrie fotovoltaiche italiane: «Ma forti perplessità sulla norma transitoria»

ROMA - IFI, il comitato che riunisce l’80% delle aziende del fotovoltaico che producono in Italia, prende posizione sulle linee guida che definiscono il premio per i moduli europei.
Dice Filippo Levati presidente di IFI, Industrie fotovoltaiche italiane:
«Ci sono molte luci e una grande ombra nelle linee guida emanate lunedì che, dopo lunga attesa, danno le indicazioni necessarie alla stabilizzazione del mercato, provato dalle incertezze normative di questi ultimi mesi.

Siamo soddisfatti di come è stato definito il calcolo del premio per il prodotto made in Europe come specificato nel DM 5 Maggio 2011 n. 52804 (IV Conto Energia). Sono indicazioni chiare, che premiano la qualità della produzione continentale e di quella italiana che rappresenta un’eccellenza nel mondo. Queste regole consentono all’industria del fotovoltaico di fare piani di sviluppo, quindi investimenti, assunzioni e innovazioni sulla base di norme certe. Perfettamente in linea con gli obiettivi comunitari, anche se va considerato che per la certificazione vengono indicati solo organismi che appartengono all' IECEE. Sono così esclusi quelli con accreditamento EN 45011, quindi di fatto quelli rilasciati dai principali enti di accreditamento italiani.

Ciò che ci rende però molto perplessi sono i contenuti della norma transitoria che attribuisce il premio anche a moduli in silicio cristallino extra Ue che contengano parti sostanziali di origine comunitaria. Sul piano pratico è difficilmente applicabile. Nella forma è piuttosto generica e a tratti confusa. Si dice in sostanza che se il modulo viene prodotto in un paese extraeuropeo ha comunque diritto al premio se ci sono componenti europei. Ma gli strumenti per verificare se il silicio è stato raffinato in Europa, o dove sono state fatte le celle sono pochi e di difficile applicazione con meccanismi di controllo poco sicuri.

Peraltro potrebbero essere sollevate eccezioni rispetto alle disposizioni vigenti in termini di dichiarazione di origine delle merci applicate all’interno della stessa UE, senza considerare il potenziale rischio di vanificare la vera natura fondante del provvedimento che, nella nostra interpretazione della volontà del legislatore, dovrebbe generare un volano per favorire selettivamente lo sviluppo industriale e l'innovazione produttiva sul nostro territorio.

Questa parte transitoria ci sembra quindi decisamente poco chiara e il risultato probabile è che non si potrà applicare con il rischio di limitare molto l’efficacia dell’ottima impostazione della prima parte del regolamento oltre che un potenziale rischio di aggravio dei costi degli incentivi.