Marche, in un anno «bruciati» quasi 5mld di fatturato
E la redditività si ridimensiona in valore assoluto dell’80%. Un dato rassicurante: tiene il patrimonio
ANCONA - Indesit Company Spa, seguita da Conad dell’Adriatico e da Banca Marche. Questo il podio della classifica delle società di capitali delle Marche. Nulla di nuovo rispetto l’esercizio precedente. Poi a seguire le altre top companies: da Magazzini Gabrielli a Tod’s, da Banca Popolare di Ancona a Fox Energy…
Ancona è la provincia leader per numero di top companies con il 33%. A seguire Pesaro e Macerata.
La Meccanica con il 12,6% è il comparto più diffuso. Poi l’Edilizia e il Cuoio-Pelle con il 7%.
«Quello che impressiona scorrendo i bilanci delle top 1000 società marchigiane – sottolinea il Direttore Giovanni Giorgetti del Centro Studi Economico e Finanziario ESG89 editore degli Annuari Economici d’Italia – è il ridimensionamento in termini assoluti del fatturato. Quella regione considerata fra le più industrializzate d’Italia e d’Europa. Proprio per questo colpita in modo più duro dalla crisi. I numeri: si è passati da 23mld di fatturato a poco più di 18. Una perdita secca di quasi 5mld. E a dirla tutta, ce ne siamo proprio accorti tutti. I numeri sono talvolta difficile da interpretare. Ma non in questo caso. Se si parla con le banche, con i sindacati o con le imprese; il coro è univoco. Non sarà più come prima. E chi ha analizzato la crisi alla fine del 2008 ce lo aveva annunciato. Ma non ci credevamo. Ci sono voluti quasi tre anni per capire che il ‘facile ottimismo’ di qualcuno si sarebbe infranto nel realismo di molti: imprenditori, dipendenti, sindacati, banche e associazioni.
Il dato è ancor più preoccupante se riferito alla redditività. Si è passati da circa 3mld a 0,5mld. Sommando utili e perdite delle top 1000 società regionali».
Dai dati analizzati, inoltre, appare evidente che qualche buona eccezione c’è. Ma davvero poche. «Alcuni comparti sembrano ripartire con l’export: il calzaturiero in primis – commenta Venturi della CGIL – Per il resto, invece, ancora stagnazione. Se chiude una società con 10 dipendenti e ne riapre una nuova è vero che rimane invariato il numero di aziende, ma in realtà si sono persi 10 addetti e soprattutto il know how e la filiera della società stessa che chiude. E questo continua ad accadere ogni giorno».
Anche il settore bancario locale ha risentito della crisi. Era impensabile che non fosse così. Ma tuttavia hanno continuato a svolgere un lavoro importante di ‘cerniera’ con il sistema produttivo regionale. Differente è stato invece il comportamento degli istituti di ‘fuori regione’.
Luciano Goffi – Direttore Generale della Banca Popolare di Ancona - è convinto che si uscirà dalla crisi più velocemente se le società marchigiane riusciranno ad agganciarsi alla ventata positiva dell’export; sia verso i Paesi emergenti, sia consolidando la presenza in quelle nazioni tradizionali, come la Germania, che stanno trainando in Europa.
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