23 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Faro su mosse fondi

Parmalat, la Procura apre un'inchiesta

Nel decreto anti-scalate possibili nuove liste per cda. Di fatto si lascia a potenziali nuovi investitori la possibilità di presentare una propria lista o di unirsi a quelle già esistenti

MILANO - Scende in campo anche la magistratura nella vicenda Parmalat. Aggiotaggio è il reato che la Procura di Milano ipotizza, per ora a carico di ignoti e l'amministratore delegato, Enrico Bondi, è stato sentito questa mattina come persona informata sui fatti. In particolare, secondo quanto si apprende, il fascicolo è stato aperto dopo che è stato presentato un esposto lo scorso febbraio e l'attenzione della magistratura sarebbe puntata non sul rastrellamento dei titoli Parmalat da parte di Lactalis quanto su una serie di dichiarazioni dirette al mercato che hanno fatto apprezzare le quotazioni, prima della salita dei francesi al 29% in Parmalat.

Il faro sarebbe puntato sulle mosse dei tre fondi esteri - Zenit, Skagen e MacKenzie - che lo scorso 26 gennaio hanno annunciato un accordo di coordinamento con l'obiettivo di presentare una propria lista per il rinnovo del cda di Parmalat, che lasciava fuori Bondi. Gli stessi fondi il 2 febbraio smentivano in una nota qualsiasi trattativa con Lactalis sul gruppo di Collecchio, salvo poi tre giorni fa raggiungere un accordo coi francesi e vendere il loro pacchetto del 15,3%, incassando circa 750 milioni.

Intanto i giochi per il controllo della società di Parmalat restano aperti. Il decreto anti-scalate straniere che potrebbe far slittare l'assemblea a giugno, dando più tempo per la formazione di una cordata italiana, risulta essere stato firmato dal presidente della Repubblica ma da Collecchio non arriva ancora nessuna indicazione di una convocazione del cda. Una novità importante è stata introdotta nel decreto: se il consiglio di Parmalat deciderà di far slittare l'assemblea annuale degli azionisti si potranno presentare nuove liste per il rinnovo del board, oltre a quelle già depositate. Di fatto si lascia a potenziali nuovi investitori la possibilità di presentare una propria lista o di unirsi a quelle già esistenti. Se una cordata italiana si concretizzerà, si potrà così mettere a punto una nuova lista targata anche Ferrero. Le banche sono al lavoro per tentare di mettere in piedi una soluzione italiana ma tutto è ancora aperto. «Siamo in una fase totalmente interlocutoria», spiega una fonte vicina al dossier.