19 aprile 2024
Aggiornato 17:30
A gennaio vanno giù anche i discount

Le tavole degli italiani sono sempre più «povere»

Le vendite alimentari perdono l’1,2 per cento rispetto allo stesso mese del 2010. Dopo il calo complessivo dell’anno scorso (meno 0,6 per cento), il 2011 si apre ancora peggio

ROMA - Altro che crisi finita. Gli italiani continuano a tirare la cinghia, risparmiando ancora una volta sulla tavola. Il 2010 è stato già un anno negativo per i consumi domestici, eppure il 2011 si è aperto ancora peggio: le vendite di prodotti alimentari sono diminuite dello 0,5 per cento rispetto a dicembre e dell’1,2 per cento nel confronto con lo stesso mese dell’anno precedente. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando i dati diffusi oggi dall’Istat sul commercio fisso al dettaglio.

TAGLI SU «TUTTO» - Ciò che desta più allarme però - osserva la Cia - è il calo indistinto degli acquisti a prescindere dal canale di vendita. Nel 2010 le famiglie italiane si erano rivolte ai discount abbandonando le botteghe di quartiere e i «classici» supermercati pur di risparmiare qualcosa sul carrello della spesa. Così il dettaglio tradizionale aveva perso nell’anno il 5,7 per cento rispetto al 2009 e iper e supermercati un più lieve 1,1 per cento, mentre discount e liberi servizi erano volati rispettivamente dell’1,4 per cento e del 6 per cento. A gennaio invece il crollo è generale: perdono le imprese operanti su piccole superfici (meno 1,5 per cento), gli ipermercati (meno 2,7 per cento), i supermercati (meno 1,4 per cento), ma soprattutto cedono il passo anche i discount. Segnando per la prima volta «rosso», con un meno 0,6 per cento.
Questo vuol dire che la gente semplicemente non compra - spiega la Cia - e che, rispetto a dodici mesi, fa la situazione non è affatto migliorata. Anzi, la percezione sulla situazione economica resta negativa e, di conseguenza, gli italiani continuano a «tagliare» su tutto, anche sul cibo.

STALLO ANCHE NEL 2011 - Eppure - ricorda la Cia - già nel 2010 le famiglie avevano cambiando drasticamente menù e abitudini alimentari, rinunciando non più solo al superfluo ma a prodotti di prima necessità come pane e pasta (calati rispettivamente del 2,7 per cento e dell’1,8 per cento sul 2009), carne rossa (meno 4,6 per cento), pesce (meno 2,9 per cento), frutta e agrumi (meno 1,8 per cento), vino da tavola (meno 2,1 per cento).
Lo stallo dei consumi, insomma, sembra destinato a rimanere tale anche nel 2011 - conclude la Cia - mentre, secondo le nostre stime, continuerà a crescere la quota di italiani che, proprio a causa delle difficoltà economiche, acquisterà prodotti alimentari di qualità inferiore e ricorrerà quasi esclusivamente alle «promozioni» commerciali: era pari al 30 per cento nel 2010, potrebbe salire fino al 40 per cento quest’anno.