26 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Olivicoltura

Con i «deodorati» l’Ue non tutela l’extravergine di qualità e alimenta le truffe

Secondo la Cia, è un errore fissare la quantità massima di alchil esteri negli oli a 150 ml/kg: si tratta di una soglia troppo elevata per garantire l’alta qualità dell’olio d’oliva

ROMA - L’Europa perde un’occasione importante per tutelare l’olio extravergine d’oliva dai «tarocchi». Con il Regolamento 61/2011, che entrerà in vigore il primo aprile, si introduce sì un nuovo parametro di valutazione per scoprire la presenza di alchil esteri, composti chimici che si formano nelle miscele di bassa qualità, ma si fissa un valore soglia talmente alto che di fatto non scoraggia la produzione di oli extravergini «falsati». Anzi, rischia di «sdoganare» la loro commercializzazione a danno di quei produttori, italiani in testa, che invece lavorano per mantenere intatta l’alta qualità dell’extravergine d’oliva. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.

Un buon olio di frantoio - ricorda la Cia - ottenuto da olive sane spremute subito dopo la raccolta può contenere un quantitativo massimo di alchil esteri compreso tra i 10 e i 30 mg/kg, mentre la norma europea fissa la concentrazione massima di questi composti chimici fino a 150 milligrammi per chilo. Ma è ovvio che in questo modo si fornisce un lasciapassare pericoloso a chi produce oli di dubbia qualità, autorizzando indirettamente la vendita dei cosiddetti «deodorati».
La Cia quindi, pur riconoscendo l’importanza dell’introduzione del nuovo parametro di misurazione delle caratteristiche qualitative degli oli extravergini, critica fortemente la scelta del limite massimo deciso per gli alchil esteri, che è troppo elevato per garantire caratteristiche organolettiche di standard elevato.

Va detto che l’Italia era contraria ai nuovi limiti per gli alchil esteri - conclude la Cia - ma non è riuscita a fare squadra. Ora bisogna cambiare marcia e non subire più le decisioni altrui, è necessario fare in modo che il nostro Paese diventi proattivo nelle decisioni che riguardano le politiche internazionali sull’olio di qualità, che è uno dei fiori all’occhiello del sistema agroalimentare «made in Italy».