18 aprile 2024
Aggiornato 16:30
Una vittoria per l’agricoltura italiana tipica e di qualità

La pizza napoletana Stg è salva

La Cia soddisfatta per le rassicurazioni giunte da Bruxelles. Solo nel Belpaese il prodotto «pizza» muove un giro d’affari che va oltre i 15 miliardi annui compreso l’indotto

ROMA - La pizza napoletana Stg è salva. Le rassicurazioni arrivate ieri da Bruxelles hanno fugato i timori di una sua sopravvivenza «limitata» fino al 2017, in virtù di una norma europea che prevede la soppressione di quelle «Specialità tradizionali garantite» che non hanno tutelato il proprio nome, ma solo la ricetta, com’è il caso della pizza napoletana. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando le dichiarazioni del presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, secondo cui il problema non riguarda i prodotti che hanno già ottenuto il riconoscimento Ue e intendono adeguarsi al nuovo regolamento qualità.

E’ un’ottima notizia per il Belpaese e per Napoli in particolare - spiega la Cia - sarebbe stato assurdo se, dopo una battaglia durata 10 anni per ottenere il marchio di qualità europeo, si fosse dovuto ricominciare tutto daccapo. La paura infatti era che l’Italia, per salvaguardare la denominazione Stg, avrebbe dovuto presentare una nuova domanda di registrazione all'Ue con l’aggiunta di un altro termine al solo nome di pizza napoletana, come ad esempio «pizza napoletana verace» o «pizza napoletana tradizionale». Ma le parole di De Castro ci fanno tirare un sospiro di sollievo, perché Bruxelles ha garantito che saranno valutate regole transitorie e una via preferenziale in sede di adeguamento per evitare la soppressione del marchio a chi l’Stg ce l’ha già.

In questo modo si è scongiurato il rischio di scomparsa della pizza napoletana «garantita» - continua la Cia- che aveva già scatenato proteste su proteste da parte dei pizzaioli napoletani, i quali avevano listato a lutto ristoranti e trattorie della città. Ma le rassicurazioni dell’Unione europea sono una vittoria anche per tutta l’agricoltura italiana tipica e di qualità, visto che la pizza napoletana esprime -meglio di ogni altro prodotto- il valore e la tradizione del «made in Italy» agroalimentare nel mondo e della stessa dieta mediterranea, di cui è alimento «principe». Tanto che oggi si discute anche della candidatura dell'arte della pizza napoletana nella lista dei capolavori dell'Unesco.
Ma la denominazione Stg non ha solo un alto valore simbolico -osserva la Cia- il marchio Ue ottenuto dalla pizza napoletana nel 2009 ha ricadute notevoli soprattutto dal punto di vista economico, visto che il riconoscimento interessa ben 25 mila esercizi con servizio al tavolo. Secondo gli ultimi dati disponibili, le pizzerie danno lavoro a 150 mila addetti e sono in grado di produrre un volume d'affari pari a 5,5 miliardi di euro l'anno, con un indotto che supera i 10 miliardi di euro. Basti pensare che per confezionare il «prodotto» pizza ogni anno vengono utilizzati 7.500 tonnellate di olio d’oliva extravergine, 45 mila tonnellate di pomodori (San Marzano, Pachino, Ciliegino), 135 mila tonnellate di farina e 90 mila tonnellate di mozzarella fiordilatte o di bufala.